Ciclismo

Grauso, nel ciclismo c'è ancora doping

Ex procuratore Fci "Giro impensabile senza 'aiutino'"

Redazione Ansa

(ANSA) - ROMA, 2 DIC - "Nel ciclismo ancora c'è il problema del doping. Un Giro d'Italia, con tappe di oltre 100 chilometri al giorno, è umanamente impossibile da affrontare per un atleta.
    Senza un 'aiutino' è impensabile stare tra i primi 20 del ranking". Lo dice Giovanni Grauso, ex procuratore della Federciclismo nel biennio che vide sotto la sua gestione ben 57 medici sociali (36 dei quali condannati), messi alla sbarra per mancato aggiornamento delle cartelle cliniche degli atleti. Sull'utilizzo del doping di nuova generazione l'attuale sostituto procuratore della Federcalcio, avverte: "Sono uscite sostanze che consentono di non essere 'pizzicati' dal sorteggio". "L'effetto - ha precisato Grauso, intervenendo al Consiglio nazionale dell'Us Acli a Roma - si vede due mesi dopo, quando il ciclista riposa. E' tutto scientificamente calcolato.
    Io ho avuto più pressioni nel ciclismo che nel calcio". Quello che andò in scena nel 2013 "è stato il processo più grande degli ultimi 30 anni nel ciclismo".
   

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