Nell'atteso festival dei velocisti, l'ultimo in un Giro d'Italia vissuto quasi sempre con il naso all'insu, va in porto la fuga, sia pure per una manciata di secondi. I quattro, che prendono il volo dopo pochi chilometri dal via di Borgo Valsugana (Trento), arrivano fino a Treviso e si giocano il successo della 18/a tappa. Sono il danese Magnus Cort Nielsen, Davide Gabburo, Edoardo Affini e il belga Dries De Bondt, che brucia tutti allo sprint e ritrova il successo come non accadeva da quasi due anni (campionato nazionale belga). Il gruppo sbaglia i calcoli e fallisce l'aggancio, presentandosi sotto lo striscione dell'arrivo dopo 14". Non ci sono più gli strateghi di una volta, direbbe Felice Gimondi. Tutti e quattro, per il loro coraggio, per lo spirito di sacrificio, per la tenuta atletica, avrebbero meritato la vittoria, ma alla fine è De Bondt a esultare per una questione di centimetri.
La storia del belga è davvero singolare: nel 2014, al Tour della Vandea, una caduta gli provoca un'emorragia nel cervello (doppia frattura cranica), per 14 giorni resta in coma, poi riesce a risalire la china: si mette in piedi, cammina, sale addirittura in bici e oggi il destino gli regala una bella soddisfazione. "Io e miei compagni di fuga abbiamo disputato una grande tappa, siamo riusciti a tenere il gruppo lontano per giocarci il successo allo sprint - le parole di De Bondt -. Nel finale sapevo di dover tenere d'occhio in particolar modo Magnus Cort Nielsen, che è un corridore molto veloce. E' la mia prima vittoria in un Grande Giro, non ci credo ancora. Per me è proprio una giornata da sogno". Richard Carapaz, nell'altra corsa, quella per il successo finale, continua il proprio cammino verso Verona, dove domenica spera di trionfare per la seconda volta dopo il 2019. L'ecuadoriano parla di tappa complicata, ma non è che oggi abbia dovuto affrontare chissà quali difficoltà. E' andata bene anche a Jai Hindley, che lo segue a soli 3" e che, a 2,5 chilometri dal traguardo - con il tempo già neutralizzato per i corridori coinvolti in incidenti meccanici - ha forato. Poco male per lui che, fino a domenica, si giocherà tutto.
"E' stata una giornata di calma relativa, siamo andati molto forte. Ho controllato sempre la posizione di Landa e Hindley, avevo timore di possibili buchi. Voglio difendere la maglia rosa fino alla fine, ho fiducia nei miei mezzi", ha rilevato Carapaz. E' andata bene anche a Mikel Landa e Vincenzo Nibali, che hanno guadagnato una posizione a tavolino e adesso occupano rispettivamente il terzo e quarto posto, dopo che il portoghese Joao Almeida è stato costretto al ritiro dal Covid-19. Domani la tappa numero 19, la terz'ultima, proporrà altri 178 chilometri di passione, da Marano Lagunare (Udine) al Santuario di Castelmonte, in località Prepotto (Udine), con il terribile Kolovat, una salita di oltre 10 chilometri con una pendenza media di quasi il 10%. Da tenere conto anche dell'ascesa di Villanova Grotte e dell'erta finale verso il santuario. C'è spazio per gli attacchi e i tranelli, a patto che qualcuno abbia la forza di provarci.
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