"Disoccupazione tecnologica". Così negli anni Trenta l'economista John Maynard Keynes definì "la scoperta di nuovi mezzi per risparmiare sull'utilizzo del lavoro". Sono passati quasi 90 anni e quella previsione è sempre più realtà: entro il 2020, quindi tra solo quattro anni, cinque milioni di posti di lavoro andranno persi, rimpiazzati da robot e macchine intelligenti.
L'allarme arriva da un rapporto del World Economic Forum di Davos e che quest'anno ha come tema ufficiale proprio 'La quarta rivoluzione industriale'. Si parlerà di robotica, nanotecnologia, stampa 3D e biotecnologia e di come stanno cambiando gli equilibri nello scenario economico. Sul palco saliranno anche big dell'hitech, come Satya Nadella, amministratore delegato di Microsoft.
L'indagine si chiama 'Future Jobs' e traccia uno scenario già presagito qualche mese fa dall'Università di Oxford. Prende in esame 13 milioni di dipendenti di nove diversi settori industriali e nelle prime 15 economie nazionali del pianeta. Sono incluse Cina, Stati Uniti, Giappone, Francia, Germania, Messico e Regno Unito: rappresentano circa il 65% della forza lavoro mondiale.
Oltre all'impatto dell'automatizzazione, la proiezione del World Economic Forum presuppone nel globale una perdita di 7,1 milioni di posti di lavoro, compensata da un guadagno di due milioni di nuovi posti. Secondo il rapporto 'Future Jobs', ad essere particolarmente colpito dall'avanzare della robotica e dell'intelligenza artificiale sarà il settore amministrativo con le macchine intelligenti che si faranno carico di compiti di routine. Ma l'impatto si vedrà anche su telemedicina, energia e servizi finanziari.
Saranno le donne le grandi perdenti di questa quarta rivoluzione industriale, poiché spesso ricoprono ruoli amministrativi e d'ufficio. Viene calcolato che nei prossimi cinque anni otterranno solo un posto di lavoro ogni cinque perduti, mentre gli uomini ne guadagneranno uno per ogni tre persi. Per contro, l'automatizzazione porterà una crescente domanda di alcuni lavori qualificati tra cui gli analisti di dati e gli addetti alle vendite specializzati. Una importante indicazione su cui dovranno soffermarsi tutte le giovani generazioni.
Oltre al fattore economico la diseguaglianza rappresenta la principale preoccupazione associata alla quarta rivoluzione industriale. "I principali beneficiari dell'innovazione tendono ad essere i fornitori di capitali fisici e intellettuali come innovatori, azionisti e investitori, il che spiega il divario crescente di ricchezza tra coloro che dipendono dal capitale e coloro che dipendono dal lavoro. La tecnologia è quindi uno dei motivi principali della stagnazione o addirittura del calo dei redditi per la maggioranza della popolazione nei paesi ad alto reddito", spiega Klaus Schwab fondatore del World Economic Forum.
"Per evitare lo scenario peggiore, cioè il cambiamento tecnologico accompagnato da carenze di talenti, disoccupazione di massa e crescente disuguaglianza - conclude Schwab - sarà fondamentale la riqualificazione e l'aggiornamento professionale dei lavoratori".
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