L'obiettivo della ricerca interna a Facebook è capire come fornire ''un servizio migliore'', mai per ''innervosire qualcuno''. Così si difende il social network in blu all'indomani della bufera di polemiche che lo ha investito per aver 'manipolato' i post visibili in bacheca con lo scopo di analizzare le reazioni degli utenti. A farsi avanti, spiegando motivazioni e metodologia della ricerca, è Adam Kramer, uno dei suoi autori e 'data scientist' presso il social network a San Francisco.
La ricerca in questione è finita in primavera su siti e giornali di tutto il mondo con un titolo accattivante: ''La felicità è contagiosa anche su Facebook''. Lo studio, pubblicato su Pnas, certificava che il ''contagio emotivo'', fra stati d'animo positivi, si realizza anche sul piano virtuale. Peccato che gli utenti fossero ignari di aver preso parte a una simile indagine emozionale e soprattutto che il proprio 'flusso' di notizie fosse stato intenzionalmente plasmato ai fini di questa ricerca.
Un gruppo di ricercatori e scienziati di Facebook e di Cornell University e University of California ha alterato per un'intera settimana, dall'11 al 18 gennaio 2012, l'algoritmo che determina cosa viene mostrato nella bacheca di 689,003 persone. Ad uno dei due gruppi venivano mostrati post positivi, mentre all'altro apparivano post negativi. All'ondata di critiche, la reazione di Facebook è arrivata tramite il co-autore dello studio. ''Il motivo per cui abbiamo svolto questa ricerca - scrive Adam Kramer in un post pubblico su Facebook - è perché ci teniamo all'impatto emotivo di Facebook e alle persone che usano il nostro prodotto''.
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