(di Serena Di Ronza)
La calma è tornata su internet negli Stati Uniti. Ma il maxi cyber-attacco che si è abbattuto ieri sulla costa orientale, con ripercussioni in tutto il Paese e strascichi a livello globale, fa tremare.
"Ogni volta che provavamo a mitigare gli effetti, loro aumentavano l'intensità", ha aggiunto, precisando che il sistema Dyn, una piccola società con 500 dipendenti, è stato travolto da milioni di messaggi e segnali provenienti da tutto il mondo, che hanno confuso il sistema facendolo crollare. Le milioni di sollecitazioni, infatti, non hanno consentito al sistema di capire quali fossero le richieste vere e quelle false. Il codice per Mirai è stato pubblicato sul 'dark web', i siti per gli hacker, agli inizi del mese, spingendo subito gli esperti a ritenere che un attacco sarebbe stato imminente. E così è stato. Le autorità indagano e al momento non si sbilanciano sui possibili responsabili, anche se secondo alcune fonti citate dalla stampa americana è difficile che si possa essere trattato di un attacco sponsorizzato da uno stato straniero. Dubbi anche sul fatto che siano stati i sostenitori di Wikileaks, che lo hanno rivendicato online come ritorsione per la 'disconnessione' di Julian Assange dal web decisa dell'Ecuador. "Wikileaks continua a operare. Chiediamo ai nostri sostenitori di fermare gli attacchi a internet. Avete fatto capire il vostro punto", ha affermato la stessa Wikileaks su Twitter.
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