L'epidemia di coronavirus e l'obbligo di stare in casa sembra non favorire l'ascolto di musica in streaming. A suggerirlo sono i dati sull'uso di Spotify, leader mondiale della musica in abbonamento, analizzati da Quartz. In Italia, scrive il sito, 17 marzo l'ascolto delle 200 canzoni più popolari è diminuito del 23% rispetto al 3 marzo, quando ancora nel Paese non erano in vigore le misure restrittive sugli spostamenti decise dal decreto conte del 9 marzo. Una flessione - riporta il sito - si è registrata anche in altri Stati europei come Spagna, Francia e Regno Unito, oltre che negli Stati Uniti.
Sempre in Italia, evidenzia il sito Music Business Worldwide, l'ascolto settimanale delle 200 canzoni più popolari su Spotify è sceso a 95,4 milioni di riproduzioni nella settimana 7-13 marzo, rispetto, ai 109 milioni del periodo 28 febbraio-6 marzo, e ai 121 milioni del 21-27 marzo.
Nonostante il calo di ascolti delle prime 200 canzoni - osserva Quartz - è possibile che il numero totale di riproduzioni si sia mantenuto stabile, se le persone hanno scelto di ascoltare brani datati o meno gettonati, che non rientrano nei dati resi pubblici da Spotify. La flessione sembra tuttavia riflettere il fatto che situazioni comuni per l'ascolto di musica in streaming - ad esempio quando si va al lavoro o mentre si fa attività fisica - sono venute meno a causa delle misure messe in campo per contrastare l'epidemia.
Leggi l'articolo completo su ANSA.it