La maggior parte delle app per la fertilità non rispettano la privacy, e raccolgono e condividono dati sensibili delle utenti senza il loro consenso. Lo ha scoperto uno studio della Newcastle University e della Umea University presentato alla Conference on Human Factors in Computing Systems di Yokohama, secondo le cui autrici questo tipo di applicazione dovrebbe essere regolato più strettamente.
Nella ricerca sono state analizzate 30 app gratuite dedicate alla fertilità, scelte tra le più popolari in Google Play Store, che richiedono alle utenti dati sensibili come la temperatura corporea, l'attività sessuale e le eventuali condizioni mediche.
La quasi totalità è schedata come app di 'health and fitness', mentre solo poche sono categorizzate come 'mediche'. La maggior parte di queste non è aderente ai requisiti Gdpr sulla privacy, è emerso dallo studio, inoltre in media ognuna delle app attiva 3,8 trackers, programmi nascosti che tracciano l'attività dell'utente, subito dopo l'installazione. "Gli utlizzatori di queste app sono donne, che sono considerate un gruppo sensibile e identificato dal Gdpr come una 'categoria speciale che richiede una protezione extra - spiegano gli autori -. I dati sono conservati in condizioni vulnerabili, in cui le impostazioni di default permettono non solo di guadagnare sulle informazioni, ma persino di mettere in piedi un sistema che minaccia le utenti, ad esempio in caso di aborto".