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Renzi- Camusso, quel feeling mai nato

Il leader della CGIL sfida il Governo, senza confronto torce democrazia

Redazione Ansa

C'eravamo tanto odiati. L'antipatia tra Matteo Renzi e Susanna Camusso viene da lontano, ma è esplosa negli ultimi sette mesi, da quando cioè Renzi ha vinto le primarie per la segreteria del Pd sbaragliando Gianni Cuperlo, il candidato sostenuto più o meno apertamente dalla Cgil. Arrivato a via del Nazareno da nuovo leader, Renzi chiarisce subito che il rapporto tra partito e sindacato è destinato a cambiare profondamente: "In un paese civile non può bastare l'iscrizione al sindacato per fare carriera. Il sindacato deve cambiare con noi".

Camusso, già piuttosto diffidente, comincia a preoccuparsi. Quando Renzi si trasferisce a palazzo Chigi la preoccupazione diventa aperto conflitto. Del resto il nuovo premier aveva mandato in soffitta la concertazione e aveva cominciato a decidere di testa propria. Lo scontro si concentra subito sul tema sensibile del lavoro. La Camusso fa sapere che la Cgil è pronta alla mobilitazione: Renzi risponde che "se i sindacati non saranno d'accordo, ce ne faremo una ragione". Il duello a distanza continua. Si arriva al punto in cui la Camusso si ritrova dalla stessa parte della barricata del leader degli industriali Squinzi nel criticare la prima infornata di slide di Renzi. La leader della Cgil dice che Renzi "ha esordito bene sul piano dei redditi, ha invece esordito malissimo sul piano delle regole del lavoro". Il giorno prima Squinzi aveva criticato la trovata delle slide di Renzi. La replica del premier è sferzante: "La strana coppia Squinzi-Camusso si oppone? Lo ritengo un ottimo segnale che siamo sulla strada giusta". In questi ultimi giorni la tensione è andata crescendo man mano che si avvicina l'inizio del congresso della Cgil. Il duello è sul decreto lavoro e sulla riforma della pubblica amministrazione, che la Cgil non vede di buon occhio per i possibili tagli ai dipendenti pubblici: "Non sarà un sindacato a fermarci", dice Renzi al Corriere. La Camusso contrattacca e dice che con le nuove regole il governo favorisce "la precarizzazione". L'epilogo (c'è da scommettere provvisorio) al congresso di Rimini: Renzi snobba l'appuntamento e, prima volta per un segretario del Pd, non si fa vedere. Camusso contraccambia dandogli dell'antidemocratico, lui replica che la musica è cambiata. Ormai, è chiaro, la "cinghia di trasmissione" tra Pd e sindacato non gira più.

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