Nel 2005 l'accordo di pace in Sudan ha posto fine alla più lunga guerra civile africana.
Cinquanta anni di violenze che hanno provocato oltre due milioni di morti.
Ma la pace firmata dai capi politici non ha mai mitigato tensioni e malcontenti tra il Nord del Paese, musulmano e il Sud, abitato da cristiani.
Alcuni giorni fa, un tribunale sudanese ha condannato a morte per apostasia una donna cristiana, Mariam Yehya Ibrahim, di 27 anni e incinta di otto mesi. Lo riporta al Arabiya su Twitter spiegando che la ragazza è cresciuta con la madre, cristiana ortodossa, mentre il padre, musulmano, è stato assente fin dalla sua nascita.
Dopo il suo rifiuto di convertirsi all'islam un giudice di Khartoum l'ha condannata all'impiccagione e le ha inflitto inoltre la pena di 100 frustate per adulterio, in quanto sposata con un cristiano, matrimonio non considerato valido dalla 'Sharia'.
La notizia, che ha fatto il giro del mondo, ha suscito orrore.
Oggi, Antonella Napoli, presidente di Italians For Darfur citando rassicurazioni di avvocati raccolte da Khalid Omer Yousif della Ong Sudan Change Now, annuncia che Meriam"avrà un nuovo processo''.
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