Dalle 'nuove' Femen (ormai libere dall'influenza dell'ex patriarca, Viktor Svyatskiy) ai rapporti con la scena politica ucraina con i dubbi sul neopresidente Poroshenko e la forte smentita di una vicinanza tra loro e il partito nazionalista di estrema destra Svoboda. Di questo ha parlato Sasha Shevchenko, tra i membri di punta del gruppo di 'sex-attiviste', tra gli ospiti del Biografilm Festival in corso a Bologna insieme alla regista australiana, Kitty Green. Prima della proiezione di 'Femen: Ukraine is not a Brothel', documentario dedicato alle Femen già presentato fuori concorso alla Mostra di Venezia e ora nel cartellone della kermesse emiliana, la Shevchenko ha incontrato i giornalisti in una tavola rotonda. Un colloquio partito dalle cose che sono cambiate nel movimento dal periodo raccontato nel film di Green.
Il documentario, infatti, ha offerto uno sguardo inedito sulle Femen, attraverso le immagini quotidiane di attiviste come Sasha, Inna, Anna, Alexandra, Oksana alternate con quelle delle proteste in vari Paesi - dall'Ucraina alla Turchia - reazioni violente comprese, tra botte, calci, arresti, minacce e la paura delle famiglie. Il tutto, però, con una presenza scomoda: quella di Viktor, attivista delle Femen, arrogante e prevaricatore che sembra essere il manovratore di tutte le proteste: "Sono già due anni che siamo senza Viktor - ha detto Shevchenko -. E' rifugiato in Svizzera, non siamo amici e non ci parliamo. E' successo tempo fa, faccio fatica anche a ricordare quei tempi. Penso che ora non abbiamo persone pazze nel collettivo". Oggi, non c'è un'organizzazione centrale e le decisioni vengono prese collettivamente (la Shevchenko stima che siano circa mille le sex-attiviste in topless):
"Io non cerco di controllare le Femen degli altri Paesi. Se hanno bisogno di consigli glieli dò. C'è qualcuna che vuole controllare. Ma la nostra ideologia è molto chiara, contro il potere patriarcale, le dittature, le religioni e l'industria del sesso. E abbiamo il sex-attivismo come modo di agire". Green ha spiegato che il film ha raggiunto il suo obiettivo, perché parla di una storia universale. Peccato non sia stato proiettato in Ucraina, "ma hanno vissuto un periodo difficile, non c'è stato il tempo per un documentario sulle Femen".
Già, l'Ucraina. Shevchenko, nel giorno del giuramento del nuovo presidente Petro Poroshenko, eletto dopo la rivolta di Maidan (su cui ha dato un giudizio non proprio positivo, "Al governo ci sono le stesse persone - ha detto - lui è un oligarca. Ma dopo le rivolte sono le persone normali ad essere cambiate e questo è la cosa migliore") ha voluto smentire seccamente la vicinanza delle Femen a Svoboda: "Io non sono nazionalista, non sono una nazi. Questa voce è nata da una foto rubata. In Germania abbiamo fatto tante azioni antinaziste. E siamo contro ogni tipo di nazionalismo. Il femminismo è un'idea di sinistra, siamo per l'uguaglianza per tutti a prescindere dal Paese, dal colore della pelle, eccetera. Non siamo insieme con loro! No!".
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