Una pioggia di bombe si è abbattuta nella notte tra lunedì e martedì sullo Stato islamico in Siria e anche in Iraq, e si è replicato questa notte nei pressi di Raqqa.
Ucciso il leader del fronte al Nusra. Gli Usa, con il sostegno di cinque Paesi arabi, hanno lanciato raid massicci colpendo anche dal mare con 47 missili Tomahawk e allo stesso tempo hanno martellato un gruppo di veterani di al Qaida che sempre dalla Siria complottava contro l'America e i suoi alleati: "E' stato un successo", ha affermato il Pentagono dopo i primi attacchi in territorio siriano, mentre il Commander in Chief Barack Obama ha ribadito che gli Usa "non tollereranno che i terroristi trovino rifugi sicuri".
E in serata è arrivata la notizia di una seconda ondata di raid su obiettivi dell'Isis a Sud-Est di Raqqa, circa 24 ore dopo la precedente. "Lo sforzo complessivo richiederà tempo", ha detto Obama in una breve dichiarazione prima di partire per New York per partecipare all'Assemblea generale dell'Onu, "ma faremo ciò che serve per combattere questo gruppo terrorista, per la sicurezza del Paese, della regione e del mondo intero".
Al Congresso Obama ha comunicato che al momento "non è possibile sapere quale sarà la durata" delle operazioni in Siria e in Iraq, dove dall'8 agosto le forze Usa hanno condotto quasi 200 raid aerei. Quelli condotti la notte scorsa con l'assistenza o sostegno diretto di Arabia Saudita, Qatar, Emirati Arabi Uniti, Giordania e Bahrein hanno colpito decine di "postazioni, campi per l'addestramento, centri di controllo e comando, depositi di armi e munizioni, mezzi militari e anche un centro finanziario sparsi in quattro diverse province siriane, ma in particolare nella regione di Raqqa, dove il 'califfo' Abu Bakr al Baghdad ha stabilito la sua 'capitale'
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