-Non era solo l'uomo del "resistere, resistere, resistere" contro lo sgretolamento e il naufragio della coscienza civica e del senso del diritto, ma era anche colui che sulle orme del suo "maestro" Piero Calamandrei era convinto che al magistrato spettasse il ruolo di "scudo della legalità". Ruolo cui lui ha creduto sempre e che ha sempre perseguito con rigore in tutta la sua carriera.
Tre anni dopo la toga e poi i primi passi come giudice civile a Milano, nel palazzo dove il padre era gia' la piu' alta carica e dove ha lavorato per 46 anni al netto della parentesi di un anno a Bergamo. Passato al penale ha presieduto sezioni di tribunale e di Corte d'Assise, giudicando anche le Brigate Rosse. La prima condanna che ha letto in aula risale al 1976: dieci anni ad un rapinatore. Negli anni Sessanta e' stato tra i fondatori della corrente di Magistratura Democratica. Per molti anni procuratore aggiunto, il 17 marzo 1988 e' succeduto a Mauro Gresti alla guida della Procura della Repubblica. E' diventato noto soprattutto con l'inizio di Mani Pulite, la maxi-inchiesta che ha coordinato con il vice Gerardo D'Ambrosio, un collega ed amico scomparso il 30 marzo 2014, con il quale, peraltro si e' talvolta trovato in disaccordo sui temi di politica giudiziaria. Con un gruppo di magistrati, il cosiddetto 'pool' composto da Di Pietro, Davigo, Colombo, Greco e Ilda Boccassini il tentativo è stato colpire la corruzione infiltrata nei rapporti tra mondo politico e imprenditoriale. Dal 1999 al 2002 è stato Procuratore Generale, difendendo con fermezza il principio costituzionale della indipendenza della magistratura. Qualche giorno prima di congedarsi, nel corso di una cerimonia organizzata nel grande atrio del Palagiustizia, visibilmente commosso, tra una pioggia di applausi e strette di mano, ha salutato tutti con un triplice "grazie" con una precisazione, però: "quando le parole sono importanti io sono solito ripeterle per tre volte', aveva detto lasciando sottintendere il riferimento a quel "resistere, resistere, resistere" pronunciato all'inaugurazione dell'anno giudiziario precedente e che fece scalpore e accese dure polemiche. Quel giorno aveva assicurato che non sarebbe stato "il classico pensionato che col cagnolino al guinzaglio". Infatti nel maggio del 2006, con 'Calciopoli, lui, che mai si era appassionato per il calcio, venne nominato capo dell'ufficio indagini della FIGC (Federazione italiana gioco calcio), incarico lasciato nel 2007. Dopo essere stato alla guida del Conservatorio, nel 2012 è stato insignito del titolo di Cavaliere di Gran Croce dell'Ordine al Merito della Repubblica Italiana. Prima di ritirarsi a vita privata nel 2011, in una intervista chiese "scusa per il disastro seguito a Mani Pulite. Non valeva la pena buttare all'aria il mondo precedente per cascare poi in quello attuale" Con lui scompare una figura di magistrato, come è stato descritto, rigoroso e integerrimo, e di un padre, come ha ricordato in una lettera di commiato, che ha "saputo dare" e che non ha "mai smesso di trasmettere tutto ciò che per te valeva la pena di trasmettere".
Leggi l'articolo completo su ANSA.it