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Il pugno duro di Biden sui migranti, varata una stretta

Redazione Ansa

(ANSA) - ROMA, 05 GIU - L'immigrazione è la "linfa vitale dell'America" ma l'ospitalità degli americani "si sta esaurendo" e "non agire" su quanto sta accadendo al confine con il Messico "non era più un'opzione". Joe Biden annuncia così una drastica stretta sui migranti, uno dei temi cruciali delle elezioni e in cui Donald Trump è visto, secondo i sondaggi, più risoluto e determinato del presidente . Proprio l'ex inquilino della Casa Bianca ha attaccato duramente il decreto di Biden. "E' debole, patetico e non fermerà l'ìinvasione, anzi la peggiorerà", ha detto il tycoon assicurando che l'immigrazione sarà la sua priorità dal primo giorno" quando "chiuderò il confine e manderò a casa gli immigrati illegali di Biden". Nonostante le critiche le misure annunciate dal presidente ricordano la stretta tentata da Trump nel 2018, alla quale i democratici di erano fermamente opposto. Il decreto draconiano firmato da Biden prevede la possibilità di chiudere temporaneamente il confine ai richiedenti asilo nel caso in cui la media settimanale superasse i 2.500 ingressi al giorno. Al momento la media è già superiore e ciò consente al provvedimento di entrare in vigore immediatamente, anche per quanto riguarda i rimpatri accelerati nel giro di giorni o ore. Il presidente ha confessato che avrebbe preferito un'azione bipartisan ma è stato costretto ad agire da solo per aggirare l'ostruzionismo dei repubblicani innescato da Trump, un "criminale" - ha detto Biden accantonando il politically correct e alzando i toni contro il suo rivale - che "non merita la presidenza". La Casa Bianca si attende molte azioni legali contro le nuove iniziative. "L'amministrazione non ci lascia altra scelta che fare causa": una tale stretta "era illegale con Trump e non è meno illegale adesso", ha detto l'American Civil Liberties Union. Criticato aspramente dei repubblicani, che ritengono sia "troppo poco e troppo tardi", il decreto rischia di spaccare ulteriormente i democratici. I liberal indignati con l'amministrazione Biden per la gestione della guerra in Gaza, sono già sul piede di guerra per l'immigrazione complicando ulteriormente la corsa del presidente verso il voto del 2024. Nonostante questo Biden è intervenuto e lo ha fatto pesantemente per spuntare le armi di Trump e al suo cavallo di battaglia del muro al confine con il Messico. "Dice di voler essere 'un dittatore al primo giorno', di voler 'abolire la Costituzione'. E' il primo criminale nella storia che cerca di conquistare la Casa Bianca", ha detto Biden riferendosi alla condanna dell'ex presidente per i soldi alla pornostar. "E' una minaccia" e "l'assalto che sta sferrando al nostro sistema giudiziario è ancora più dannoso", ha aggiunto.
    Parole a cui fa eco il ministro della Giustizia Merrick Garland che, nel corso di un'audizione in Congresso, ha respinto seccamente gli attacchi e le teorie cospirazioniste di Trump e dei repubblicani sul verdetto di colpevolezza contro l'ex presidente. "Il Dipartimento di Giustizia non sarà intimidito.
    Continueremo a fare il nostro lavoro liberi dalle influenze politiche", ha assicurato Garland definendo "false" e "estremamente pericolose" le accuse di un coinvolgimento del ministero nella condanna dell'ex presidente. Biden e Garland sono comunque consapevoli di procedere su un terreno minato riguardo a Trump e alle accuse nei suoi confronti, soprattutto alla luce del processo contro Hunter Biden per l'acquisto e il possesso di un'arma da fuoco. La giuria è stata scelta e ai giurati sono state presentate le argomentazioni inziali.
    L'accusa ha subito chiamato in causa il fatto che Hunter è il figlio del presidente: "nessuno è sopra la legge, non importa chi sei o come ti chiami", ha detto il pm davanti della First Lady: Jill Biden è presente in aula per il secondo giorno consecutivo, in netto contrasto con la plateale assenza di Melania Trump al processo contro il marito. (ANSA).
   

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