Dopo un film come The Artist, muto, in bianco e nero, sulla Hollywood degli anni '20, premiato con cinque Oscar nel 2012, passare ad un secondo film non è stato facile. Michel Hazanavicius lo sa e per questo attende con tensione la ribalta di The Search, oggi in gara per la Palma d'oro.
La storia di The Search, girato in Georgia, è un mosaico con quattro personaggi, completato solo alla fine. Dopo aver assistito al brutale e ingiustificato assassinio dei suoi genitori da parte di giovani soldati russi palesemente eccitati dal sangue e dalla violenza, convinto che anche la sorella sia stata massacrata, un bambino di nove anni (Hadji) prende in braccio il fratello neonato e abbandona il villaggio ceceno distrutto dai russi e si avvia senza meta fino a superare il confine arrivando in una città dove sono presenti la Croce Rossa internazionale e le organizzazioni umanitarie. Non parla, è sotto choc, scappa ad ogni divisa russa che incontra, ha abbandonato ad un'anziana coppia il fratellino ed è uno dei tanti orfani perduti che si aggirano per le strade. Anche la sorella, Raissa, parte dal villaggio, neanche il tempo di piangere i genitori: la ricerca dei fratelli scomparsi è il motivo che la spinge a non fermarsi mai. Nella città russa, Carol (Berenice Bejo), inviata delle Commissione diritti dell'uomo, raccoglie i racconti dei rifugiati e prepara una relazione per l'Onu convinta che l'Europa debba fare qualcosa per fermare il massacro. Incontra il bambino, ma la relazione all'inizio non è per niente facile anche se sembra che il piccolo si fidi solo di lei. Nel campo della croce rossa un'altra donna (Annette Bening) aiuta i rifugiati materialmente. In Russia invece un ragazzo di 19 anni viene fermato dalla polizia che per una motivazione irrisoria lo spedisce al fronte ceceno. Dalla 'normalità' al fronte è un strada senza ritorno, di violenze, soprusi fin quando anche lui finisce per diventare un animale da guerra. "Volevo raccontare la guerra dal lato emozionale, qualcosa che fosse un pugno nello stomaco e che mostrasse la dinamica delle relazioni umane in un tempo come quello, in equilibro tra l'umanità delle persone e la brutalità degli eventi con un approccio realistico". Hazanavicius ha raccontato che "voleva ribaltare l'assurda teoria che i ceceni sono tutti terroristi" e dunque si tratta di un film 'politico'. "Mi sono documentato a lungo, in Russia ho incontrato le associazioni delle madri dei soldati ragazzini che domandano giustizia per quei figli mandati al fronte e mai tornati o tornati alienati. La guerra cecena è di 14 anni fa, internet non aveva la stessa diffusione di oggi, le informazioni che abbiamo avuto in quegli anni non sono state libere: fu un'invasione, non un'operazione di terrorismo, l'esercito russo è un'incredibile macchina". Berenice Bejo è a fianco del marito: "Questa storia che parla della resistenza in una situazione ostile e del desiderio di vivere più forte di tutto, andava raccontata".
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