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Hazanavicius, Full metal jacket in Cecenia

'Grazie a The Artist budget per film su guerra e soprusi Russia'

Redazione Ansa

Dopo un film come The Artist, muto, in bianco e nero, sulla Hollywood degli anni '20, premiato con cinque Oscar nel 2012, passare ad un secondo film non è stato facile. Michel Hazanavicius lo sa e per questo attende con tensione la ribalta di The Search, oggi in gara per la Palma d'oro. E' un dramma sulla seconda guerra in Cecenia, alla fine del '99, un'apologia contro la brutalità e inumanità dei conflitti, un'accusa diretta alla Russia e all'indifferenza della comunità internazionale ed è dichiaratamente ispirato all'omonimo film del '48 di Fred Zinnemann (lì erano i campi di concentramento nazisti) con evidenti riferimenti a Full Metal Jacket. La stampa non l'ha accolto bene questa mattina, anche con sonori fischi si sospetta di accreditati russi, ma in sala (l'ha già comprato 01, uscirà a dicembre) potrebbe avere una buona riuscita. Prodotto dallo stesso regista con Thomas Langmann (lo stesso duo della scommessa The Artist), è interpretato dalla moglie Berenice Bejo con Annette Bening e tre giovani, il russo Maxim Emelianov e due non professionisti ceceni, il ragazzino Abdul Khalim Mamatsuiev (i suoi occhioni faranno commuovere) e Zukha Duishvili. "Nel 2004 ho realizzato un documentario sul genocidio in Rwanda insieme a Raphael Glucksmann che è il figlio di André, uno dei pochi intellettuali francesi che avevano cercato di attirare l'attenzione sulla situazione cecena. Coltivavo questo progetto che sapevo essere ambizioso e costoso come tutti i film di guerra, l'Oscar per The Artist mi ha dato la possibilità", ha detto il regista che ha avuto a disposizione un budget di 22 milioni di euro. La Cecenia non è casuale, "quella guerra mi ha toccato profondamente, è stata combattuta nella colpevole indifferenza europea, con un'informazione controllata e le sofferenze della popolazione civile sono state enormi. Quel conflitto ha avuto l'80% di morti civili, il 20% di soldati, la proporzione inversa alla prima guerra mondiale. Le mie origini - Hazanavicius è un ebreo askhenazita dell'est Europa ndr -, l'eco della Seconda Guerra Mondiale e dei campi di concentramento sono stati una spinta per andare avanti su questo progetto".

La storia di The Search, girato in Georgia, è un mosaico con quattro personaggi, completato solo alla fine. Dopo aver assistito al brutale e ingiustificato assassinio dei suoi genitori da parte di giovani soldati russi palesemente eccitati dal sangue e dalla violenza, convinto che anche la sorella sia stata massacrata, un bambino di nove anni (Hadji) prende in braccio il fratello neonato e abbandona il villaggio ceceno distrutto dai russi e si avvia senza meta fino a superare il confine arrivando in una città dove sono presenti la Croce Rossa internazionale e le organizzazioni umanitarie. Non parla, è sotto choc, scappa ad ogni divisa russa che incontra, ha abbandonato ad un'anziana coppia il fratellino ed è uno dei tanti orfani perduti che si aggirano per le strade. Anche la sorella, Raissa, parte dal villaggio, neanche il tempo di piangere i genitori: la ricerca dei fratelli scomparsi è il motivo che la spinge a non fermarsi mai. Nella città russa, Carol (Berenice Bejo), inviata delle Commissione diritti dell'uomo, raccoglie i racconti dei rifugiati e prepara una relazione per l'Onu convinta che l'Europa debba fare qualcosa per fermare il massacro. Incontra il bambino, ma la relazione all'inizio non è per niente facile anche se sembra che il piccolo si fidi solo di lei. Nel campo della croce rossa un'altra donna (Annette Bening) aiuta i rifugiati materialmente. In Russia invece un ragazzo di 19 anni viene fermato dalla polizia che per una motivazione irrisoria lo spedisce al fronte ceceno. Dalla 'normalità' al fronte è un strada senza ritorno, di violenze, soprusi fin quando anche lui finisce per diventare un animale da guerra. "Volevo raccontare la guerra dal lato emozionale, qualcosa che fosse un pugno nello stomaco e che mostrasse la dinamica delle relazioni umane in un tempo come quello, in equilibro tra l'umanità delle persone e la brutalità degli eventi con un approccio realistico". Hazanavicius ha raccontato che "voleva ribaltare l'assurda teoria che i ceceni sono tutti terroristi" e dunque si tratta di un film 'politico'. "Mi sono documentato a lungo, in Russia ho incontrato le associazioni delle madri dei soldati ragazzini che domandano giustizia per quei figli mandati al fronte e mai tornati o tornati alienati. La guerra cecena è di 14 anni fa, internet non aveva la stessa diffusione di oggi, le informazioni che abbiamo avuto in quegli anni non sono state libere: fu un'invasione, non un'operazione di terrorismo, l'esercito russo è un'incredibile macchina". Berenice Bejo è a fianco del marito: "Questa storia che parla della resistenza in una situazione ostile e del desiderio di vivere più forte di tutto, andava raccontata".

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