di Flaminia Bussotti
Giunto a metà corsa, il Festival di Berlino presenta oggi in concorso altri due film di autori emergenti: Victoria del tedesco Sebastian Schipper, e Ixcanul Volcano di Jayro Bustamante, regista guatemalteco al suo primo film. Victoria e' il quarto film del 47/enne Schipper, e il secondo tedesco in concorso finora al Festival dopo Queen of the desert di Werner Herzog. Girato a detta del regista d'un sol colpo, il film e' un thriller 'made in Berlin' con riprese originali, stile fresco e attori giovani. E' la storia di un colpo a una banca organizzato da una improvvisata banda di amici, un po' balordi ma soprattutto molto imbranati. Sono quattro giovani sbandati berlinesi e una ragazza di Madrid conosciuta una sera in una discoteca. Lei non parla tedesco, loro spiccicano male l'inglese e cosi' il film parla un inglese-berlinese strampalato ma di effetto. Fra i quattro e la ragazza non sembrano esserci affinita': senza arte ne' parte loro, figlia di buona famiglia in cerca di avventure lei. Ma l' attrazione fra uno dei quattro, Sonne (sole), interpretato da Frederick Lau, e Victoria (Laia Costa) e' forte e immediata. L'azione si dipana sul filo di una minaccia incombente: lo spettatore non sa e si aspetta uno stupro, violenza, qualcosa di drammatico. Per onorare una promessa di uno dei quattro a un carcerato che lo ha protetto quando era in galera, gli amici accettano di svaligiare una banca. Uno di loro pero' salta e Victoria - di cui si viene a scoprire che ha studiato da pianista professionista ma non ha retto alla concorrenza di quel mondo - si presta a fare da quarto e a guidare l'auto del colpo. Quel che era cominciato per scherzo come in un gioco, ballando in una disco in cerca d'avventura, prende una brutta piega. Ixcanul Volcano, che segna peraltro il debutto del Guatemala al Festival, apre uno squarcio crudo sulla cultura maya del paese centroamericano, ricco di vulcani e paesaggi mozzafiato ma arretrato culturalmente e una popolazione indigena non alfabetizzata che non parla spagnolo ma solo un dialetto. A lucrare sugli indios, che vivono in misere condizioni della raccolta di chicchi di caffe' nelle piantagioni, anche le autorita' locali coinvolte nella tratta dei neonati. Con 14 milioni di abitanti, il Guatemala e' il primo paese al mondo per 'esportazioni' di bambini:l'Onu denuncia 400 sequestri di minori l'anno. Di questo, senza voler essere un film di denuncia, parla la pellicola del 38/enne Bustamante, che ha studiato cinema anche a Roma e Parigi. Maria, una ragazzina maya di 17 anni, e' promessa a un 'buon' partito, un guardiano delle piantagioni, ma per sfuggire a quel mondo si concede a un ragazzo buono a nulla sperando che la porti con se' negli Usa. Lui invece se ne va da solo, lei resta incinta e come se non bastasse, in una pratica tribale per scacciare i serpenti di cui la zona e' infestata, viene morsa da un serpente velenoso. La corsa disperata in ospedale per salvarla si chiude con un mezzo lieto fine: lei si salva ma ha perso la bambina che aveva in grembo. Cosi' almeno le raccontano in ospedale dopo averle fatto firmare, con le impronte dato che non sa scrivere, un foglio che apparentemente le sarebbe servito per ricevere denaro dalle autorita' per il funerale del neonato. Molti applausi alla proiezione del film in anteprima.
BUS/ S0B QBXB
Leggi l'articolo completo su ANSA.it