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Dario Fo, 90 anni una folle età e mi indigno ancora

Redazione Ansa

Scrive, recita, dipinge. Dario Fo vive con un'eccezionale energia i suoi novant'anni. "Mi sembra un'età pazza, folle. Ho ancora delle idee da portare avanti e mi indigno" dice all'ANSA il Premio Nobel che il 24 marzo spegnerà 90 candeline, festeggiato, al Piccolo Teatro di Milano, dagli amici di una vita, dai collaboratori, dai giornalisti. La festa, alla cui organizzazione sta lavorando il figlio Jacopo, vedrà forse salire sul palco i nipoti e bisnipoti. Ci sarà Carlo Petrini, l'inventore di Slow Food e di Terra Madre, detto Carlìn, che racconterà aneddoti e storie legate a Dario. Non potrà essere presente, ma ci sarà, la sua Franca, morta nel 2013: "E' un guaio terribile averla perduta e vivere senza di lei. Era parte della mia vita. Non basta la memoria. Sogno tutte le notti Franca e sogno che è viva. Ecco, ho anche delle emozioni. Ne ho scoperto l'importanza" dice Dario e non può più continuare a parlare.
    Non era nei suoi programmi "arrivare fino a questo punto e mi meraviglia non essere rincoglionito. Ho qualche mancanza di memoria per certi fatti, situazioni, non ricordo i nomi, ma non ho mai prodotto così tante cose e non mi sono mai appassionato e divertito come in questi tempi", racconta Fo che il 17 marzo vedrà arrivare in libreria 'Dario e Dio' (Guanda) in cui, sollecitato da Giuseppina Manin, tira le somme della sua lunga esplorazione dei misteri più o meno buffi della fede e della religiosità.
    E' l'ultimo titolo della ricchissima produzione editoriale di questi ultimi anni, accompagnata spesso da sue illustrazioni, che lo hanno visto anche tornare in prima serata su Rai1 dopo circa quarant'anni e continuare a recitare in teatro con spettacoli ispirati in alcuni casi ai suoi romanzi. Basti pensare a quello tratto da 'La figlia del Papa', tra i cinque titoli - l'ultimo è 'Razza di zingaro' - pubblicati negli ultimi due anni da Chiarelettere fra cui spicca anche il 'Nuovo Manuale Minimo dell'Attore', pensato da Dario Fo con la moglie Franca Rame. Una storia di vita e di passione in cui troviamo il teatro insieme, l'Italia del dopoguerra, degli anni Settanta, la prima di Mistero Buffo a Parigi, il viaggio in Cina, censure e storie incredibili. Tra i libri usciti negli ultimi due anni anche 'Storia proibita dell'America' (Guanda), 'C'è un re pazzo in Danimarca' (Chiarelettere) e 'Ciulla, il grande malfattore'.
    "Rispetto a quando avevo 70 anni ho perso energia, ma me la cavo ancora bene: lavoro, disegno, scrivo e recito che è la cosa più pesante. Dopo due ore di rappresentazione qualsiasi essere umano è molto stanco ma è il mestiere, la conoscenza del palcoscenico che mi permette di recitare ancora oggi", afferma Fo, che dopo essersi diplomato all'Accademia di Brera e aver frequentato il Politecnico, ha scoperto presto la vocazione per il teatro debuttando in scena negli anni Cinquanta con Franco Parenti e Giustino Durano. Questa grande vitalità si muove però in uno scenario piuttosto nero. In un "mondo pieno di morti che camminano. Un uomo - dice Fo - che non partecipa alla vita della comunità, che si estranea, è un morto che cammina. Ci sono tante persone, anche giovani, che tirano a campare. Questa è una società che non ti dà più stimoli. Vedere persone che si lasciano comprare, che leccano i piedi e accettano mortificazioni pur di stare a galla. E' così che uno muore perché ha sposato l'ovvio, il banale".
    Figlio di un capostazione, nato a Sangiano, in provincia di Varese, il 24 marzo 1926, Premio Nobel per la Letteratura nel 1997 tra critiche e consensi, Fo non fa sconti al nostro presente: "Abbiamo perso l'indignazione, la dignità, la coscienza, l'orgoglio di essere persone che hanno inventato la civiltà". "Siamo degli ingiusti che se ne fregano della giustizia. Cosa lasciamo ai nostri figli?" sottolinea il Nobel che ha dedicato tutta la vita all'arte e all'impegno insieme alla sua Franca.
   

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