(di Nicoletta Tamberlich) (ANSA) - ROMA, 16 APR - +++EMBARGO
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"Ebbene, sì. Confesso.
Il volume è a cura di Sagitta Alter (al suo fianco fin dal 1962,
"siamo antichi concubini" amava dire lui genio della risata e
non solo). E proprio le due figlie Carlotta e Susanna
nell'introduzione sottolineano come si siano interrogate a lungo
se pubblicare o meno il libro incompiuto del padre e come,
insieme alla madre, abbiamo deciso di farlo integrandolo con
sonetti e altri lavori del padre "Il fatto che sia rimasto
incompiuto ci ha fatto riflettere a lungo sull'aspetto
malinconico dell'incompiutezza. Su quanto sia "giusto"
pubblicare un lavoro non finito e rivisto dalle mani che gli
hanno dato la vita. L'infinita saggezza di mia sorella Susanna è
stata decisiva - sottolinea Carlotta, attrice: «È papà che ci
sta dicendo cosa farne: "'Ndo cojo cojo, unire i puntini e
creare un apparente caos... solo apparente"; come a dire, nel
suo repertorio dove cogli, cogli bene...". Una mescolanza
eterogenea di elementi differenti tra loro, il marchio di
fabbrica che ha contraddistinto la carriera di Gigi Proietti.
Comporre "la scaletta", come si dice in gergo, è sempre stato
uno dei tanti talenti: "la sua abilità di creare un collage di
frammenti apparentemente distanti e di diversa estrazione in un
insieme" aggiungono. Ne sono usciti circa ottanta sonetti
scritti tra il 1997 e il 2020, insieme a una quindicina di
poesie in versi liberi e alcune riflessioni scritte durante il
lockdown della scorsa primavera. Leggendoli si ha la netta
sensazione di sentire la voce che declama, sorride, cancella, si
autocritica... Proietti ha regalato alla lingua italiana
espressioni, parole, significati. Per capirci, se invece di
dire: "Sono stato particolarmente sfortunato in quella
circostanza", uno dice: "M'ha detto pedalino". Oppure "M'ha
detto zella, se fa' prima". La sua romanità si riversava
soprattutto nella scrittura dei sonetti: alcuni sono diventati
un appuntamento fisso anche per i lettori del Messaggero o del
Fatto quotidiano, moltissimi altri sono stati recitati in eventi
pubblici o sono rimasti nei quaderni che portava con sé sul set
o in camerino e su cui si divertiva a costruire versi pungenti
per resistere al quotidiano sfascio culturale e politico. Per la
prima volta sono raccolti in questo libro tutti, assieme ad
alcuni racconti, a cui stava lavorando con gran divertimento,
come le avventure di Er Ciofeca che si ritrova suo malgrado al
centro di un intreccio di cronache romane agre, tra dialoghi
stralunati nel suo bar o in coda dal barbieretto. "Dice: che
famo oggi? Boh? La giornata non promette. Prima ho sentito una
goccia, una, ma significativa. Propio sur collo..". Ci sono poi
i disegni con cui Gigi Proietti si divertiva a fissare in pochi
tratti tic, manie e piccole ossessioni del mondo intorno. Altri
versi tra pubblicati e inediti, legati all'attualità politica
del recente passato da Berlusconi a D'Alema alla Lega di ieri a
quella di oggi, agli sbarchi ai sindaci della capitale, "ar
traffico de' Roma". La maggior parte alla sua Roma, ai colleghi
al teatro in generale, dal er Braccaccio al Globe. Alla figlia
Susanna, aveva chiesto di dare un volto ai personaggi di "'Ndò
cojo cojo". Il risultato è un libro unico, puntellato da storie
e sonetti fuori da ogni regola, capaci di far ridere e di
commuovere, e che dimostrano ancora una volta il talento di un
narratore e di un sonettaro. Un vastissimo repertorio in un
volume che anticipare sarebbe come scartare un regalo prima di
Natale, strapperà, lacrime, risate e riflessioni. Un archivio
immenso grazie al lavoro mostre di Sagitta, Susanna e Carlotta,
tra poesie, versacci, alcuni molto noti altri meno, ma la
sorpresa sono quelli provenienti dell'archivio personale, dal
computer dove le figlie hanno "trascritto i suoi appunti dettati
al telefono da lui stesso delle prime pagine del suo libro o dal
suo quaderno", e ancora gli omaggi conosciuti ai più quelli per
la Morte di Alberto Sordi, Vittorio Gassman (Guardando Vittorio
che dorme': "Vittò, che brutto scherzo che c'hai fatto! Ma che
se fa così? Senza di' gnente?). Gigi Magni, ma anche poesie come
Mettemo le sbarre ar Campidojo (dicembre 2014, archivio privato)
a quelli scritti durante il lockdown tra questi Roma che dorme,
'Er furbo', inedito che inizia così: "Dice: tornamo alla
normalità! Si la normalità rimane quella che avemo conosciuto
insino a adesso, se farebbe mejo a nun tornacce mai". Ad Ammazza
che cielo, ma non ve lo sveliamo vi farà scendere più di una
lacrima. "Questo libro è da parte sua l'ennesimo regalo, aiuterà
tutti noi a non dimenticare il bello che ci ha donato",
concludono le figlie. (ANSA).