(ANSA) - ROMA, 17 AGO - ROMA, 17 AGO - Di pochi artisti si
può dire che la vita ha inciso in modo brutale sull'arte come
nel caso di Roman Polanski che compie 90 anni il 18 agosto e che
porterà alla Mostra di Venezia il suo ultimo film, "The Palace".
Non è un caso che tutta la sua opera sia attraversata dai demoni
del dubbio, della sfiducia nel genere umano, della violenza e
della crudeltà.
In quello stesso anno sposa l'attrice Barbara Lass e nel 1962
passa dietro la macchina da presa con un film che fa rumore, "Il
coltello nell'acqua". Sarà la sua unica prova in patria prima de
"Il pianista", avversata dal regime per l'assenza di un finale
edificante, ma accolta con entusiasmo dal pubblico perché
contiene forti elementi thriller, non segue le orme del cinema
patriottico allora in voga, sviluppa uno stile libero e
fortemente segnato da modelli stranieri, Hitchcock sopra tutti.
Malgrado gli ostacoli, sarà finalista all'Oscar e finirà battuto
solo da Fellini. A meno di 30 anni, Roman Polanski è già una
stella, esaltato dalla critica alla Mostra di Venezia. Nel 1963
lascia definitivamente Cracovia e torna in Francia, per poi
approdare a Londra dove lavora con lo sceneggiatore Gérard Brach
alla trilogia che lo impone definitivamente in poco più di due
anni: "Repulsion" con Catherine Deneuve, un horror psicologico a
mezza strada tra Hitchcock e Bunuel; la tragicommedia "Cul de
sac" che molto deve al teatro dell'assurdo e alla lettura di
Samuel Beckett; "Per favore non mordermi sul collo" in chiave di
parodia degli horror inglesi. L'ultimo è anche un grande
successo commerciale e su quel set conosce Sharon Tate che poi
sposerà in seconde nozze. Chiamato a Hollywood vi si trasferisce
nel 1968 per girare "Rosemary's Baby", ritenuto ancora oggi un
capolavoro del genere, ma è in Gran Bretagna l'anno successivo
quando gli adepti di Charles Manson fanno irruzione nella sua
villa a Los Angeles sterminando Sharon Tate all'ottavo mese di
gravidanza e gli amici presenti in casa la sera dell'8 agosto.
Per due anni Polanski non toccherà più la cinepresa e nel '71
ritornerà con una cupa, violenta versione di "Macbeth" che ne
mette a nudo i sentimenti più neri. Grazie all'amico Brach e
alla fiducia di Carlo Ponti prova a riprendersi con una commedia
"alla Vadim" ispirata liberamente ad "Alice" di Lewis Carroll.
Ma "Che?" non lo convince e tornerà quindi a Los Angeles, come
per seppellire il dolore personale, firmando il sui capolavoro,
"Chinatown" che gli varrà 11 nominations all'Oscar. Hollywood è
di nuovo ai suoi piedi ma Polanski è inseguito dai suoi fantasmi
e si rifugia in Europa per eleganti quadri d'epoca come "Tess" e
"Oliver" o per thriller di grande fattura come "L'inquilino del
terzo piano" e "Frantic" dove incontra la sua terza moglie,
Emmanuelle Seigner. Dopo il successo mondiale de "Il pianista"
(Palma d'oro nel 2002 e Oscar l'anno dopo) è definitivamente
nell'Olimpo dei grandi di tutti i tempi e ad ogni nuova prova
riesce spiazzare le attese. Un esempio per tutti, proprio
"L'ufficiale e la spia" che nel raccontare il caso Dreyfuss,
suona come la più appassionata delle autodifese. Ribelle,
tormentato, ateo, ironico e seduttivo, anche a 90 anni Polanski
è capace di sorprenderci col suo sarcasmo senza pietà. (ansa).
(ANSA).