(di Francesco Gallo) (ANSA) - ROMA, 23 OTT - "Noi siciliani
siamo una multi etnia e questo è una ricchezza. Certo la nostra
cultura è anche quella del 'si fa ma non si dice', di chi
osserva tutto quello che fai e ti dice quello che devi fare.
Tutto inizia nel 1799 quando Paolo Florio, capostipite della
famiglia, dalla nativa Bagnara Calabra approda insieme a
fratello e moglie in quella Sicilia in cui di soldi, di
'piccioli', ne farà tanti. La serie, presentata oggi al Rome
Film Fest, e che debutterà il 25 ottobre in esclusiva in Italia
su Disney+ con i primi quattro episodi (mentre i restanti
quattro saranno disponibili a partire dal 1° novembre) è firmata
da Paolo Genovese e ci racconta di questi due fratelli Paolo
(Vinicio Marchioni) e Ignazio (Paolo Imbruglia), piccoli
commercianti di spezie, fuggiti dalla Calabria colpita dal
terremoto. A Palermo iniziano con una bottega malmessa di spezie
e da lì danno vita a un'attività florida che poi il giovane
figlio di Paolo, Vincenzo (da adulto interpretato da Michele
Riondino), con le sue idee rivoluzionarie, trasformerà in un
impero. A sconvolgere la vita di quest'ultimo, in un'epoca dove
la nascente borghesia e la decadente aristocrazia erano
inevitabilmente in lotta, sarà l'arrivo di Giulia (Miriam
Leone), una donna intelligente, forte e indipendente. I Leoni di
Sicilia racconta questa storia fino all'Unità d'Italia del 1861
quando i Florio erano tra le famiglie più ricche con una flotta
di novantanove navi e un impero che spaziava dalla chimica al
vino, dal turismo all'industria del tonno. Nel grande cast di
questa serie che approderà in cento paesi ed è tratta dal
romanzo omonimo di Stefania Auci, anche Donatella Finocchiaro,
Eduardo Scarpetta, Ester Pantano e Adele Cammarata. "Ho regalato
questo libro a mia madre e mia zia perché parla di noi - dice
ancora Miriam Leone -. Il mio personaggio di Giulia ha
combattuto per noi donne. Sono innamorata di Lei, della sua
libertà, perché si rende conto che non fa la vita che vorrebbe.
A un certo punto dice: perché mio fratello può fare certe cose e
io no? Insomma Giulia: grazie di averci liberate". Dice invece
Genovese di questa mega-produzione in cui sono stati ricostruiti
tre quartieri di Palermo in tutti i particolari: "Non conoscevo
questa storia che mi ha colpito molto. Ci sono dentro tanti
contrasti su diversi livelli: i moti rivoluzionari, l'arrivo di
Garibaldi, la borghesia che cresce e poi c'è la rivoluzione
personale di Vincenzo e Giulia". "È vero - conclude il regista -
ci sono molte cose che ricordano il Gattopardo, ma lì c'era
immobilismo, qui trasformazione". (ANSA).