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Antonacci, 'combatto la paura di non vivere il presente'

Redazione Ansa

(ANSA) - ROMA, 10 GEN - "Ho perso tanto tempo nella mia vita, mi sono accontentato: non ho letto, non ho studiato. Potevo imparare una lingua straniera, girare il mondo: credo di essere l'unico cantautore della mia generazione a non aver mai fatto un tour all'estero. Ma quello che ho capito ora è che l'importante è essere nel presente, senza più malinconia e senza ansia nel futuro. Ecco, la paura che ho è di non vivere abbastanza il momento". A 60 anni festeggiati proprio due mesi fa (il 9 novembre), Biagio Antonacci - diventato padre per la terza volta a dicembre 2021 - è pronto a rimettersi in gioco perché "il tempo ha un concetto lineare per noi occidentali, ma per gli orientali è una ruota che gira sempre nello stesso modo".
    L'Inizio, come il titolo del suo nuovo album di inediti - il sedicesimo in 35 anni di carriera - in uscita il 12 gennaio (Epic Records/Sony Music Italy), esprime, dunque, proprio la voglia di non fermarsi. "L'Inizio, un nuovo inizio, perché è il bello della consapevolezza - aggiunge il cantautore di Rozzano -. E il cambiamento per me rappresenta nuova energia, vitalità, nuovi orizzonti da raggiungere. Troppo spesso invece viene associato alla mancanza di coerenza perché siamo legati agli stereotipi, alle abitudini. Il cambiamento oggi è un atto di coraggio". Nell'album - in cui il segno distintivo del vecchio Biagio incontra il nuovo - sfilano 15 brani nei quali i pensieri e le riflessioni di Antonacci sulla complessità del mondo che ci circonda hanno preso forma e sostanza: la paura del cambiamento, dell'abbandono, le contraddizioni sull'amore, le dipendenze emotive, la solitudine. Brani legati da un filo invisibile sulla condizione dell'uomo. "Non avevo intenzione di fare un concept album, me ne sono accorto alla fine: quando sono andato a riascoltarlo ho capito come le canzoni fossero legate una all'altra. Ed è qui che torna il concetto della consapevolezza: l'uomo non sarà mai libero, ma sarà consapevole". Eppure Antonacci si sente libero, anche di fare un disco dopo 5 anni dall'ultimo, contro ogni regola del mercato discografico di oggi, in cui tutto viene consumato velocemente. "Baglioni l'ha sempre fatto, ma ultimamente anche qualche giovane, come Calcutta, non è andato di fretta: c'è un ritorno al cantautorato che medita quello che sta facendo. Il tempo è un lusso, è la vera ricchezza dell'uomo, non il denaro che complica il tempo.
    L'unico aspetto negativo è di non farsi prendere dalle paranoie: pensando di avere tanto tempo per un progetto, si finisce per elucubrare", dice ancora il cantautore, nelle vesti del filosofo. Negli ultimi quattro anni, dunque, ha scritto molto, più di quello che è finito nel disco. "Per quindici brani che ho messo dentro, 15 ne ho tolti". Anni che hanno portato con loro carichi importanti, che in qualche modo sono finiti anche nelle canzoni. "La musica attraversa tutti i pensieri che fai, da cantautore racconto il mio disagio - spiega l'artista -. Ho attraversato il covid a gamba tesa, ho trattenuto il fiato e ho fatto uscire solo il nettare. E poi le guerre intorno a noi, quelle che vediamo e le tante altre di cui non sappiamo nulla perché non hanno copertura mediatica. Il senso di impotenza davanti a questi crimini si impadronisce di noi. Ma siamo uomini, la verità è nei drammi. Nella leggerezza c'è sempre una uniforme che non rispecchia vita vera". Tra le tracce del nuovo album. scritto da Antonacci con la collaborazione tra gli altri di Michele Canova, Placido Salomone, Davide Simonetta, Zef e il figlio Paolo (l'unico brano che non firma è quello che dà il titolo al lavoro, di Giorgio Poi), c'è anche il feat con Tananai e Don Joe per Sognami, il brano del 2007 tornato a nuova vita grazie alla partecipazione dell'anno scorso al festival di Sanremo nella serata delle cover, proprio al fianco di Tananai.
    Lui che il festival non l'ha mai frequentato troppo, tanto meno in gara, tanto da rimuovere la sua partecipazione nel '93. "È vero! Pensavo di esserci stato solo nell'88 tra le Nuove Proposte, quando ero giovane e bello. Ma nel '93 ero già famoso, il festival non mi serviva. E l'idea di una gara legata alla musica mi è sempre suonata strana. Però con Amadeus non è più così, magari ci penserò per la prossima volta". (ANSA).
   

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