(di Francesco Gallo) (ANSA) - ROMA, 15 NOV - La famiglia su
tutto, il dovere, il sogno di un mondo migliore da raggiungere,
ma anche la crudeltà del potere e l'odio per il diverso, il
bastardo. Non si può dire che manchino i temi in 'Mufasa: il Re
Leone' prequel del classico film Disney che ha fatto sognare
milioni di bambini di tutto il mondo, in arrivo il 19 dicembre
nelle sale italiane a firma del premio Oscar Barry Jenkins
(Moonlight). Girato tra live action e capture (ovvero leoni veri
resi umani), il film racconta, attraverso Rafiki, la leggenda di
Mufasa alla giovane cucciola di leone Kiara, figlia di Simba e
Nala, con Timon e Pumbaa, rispettivamente un suricato e un
facocero, alle prese con le loro follie piene di parole. Una
storia drammatica perché il cucciolo, prima di diventare il re
giusto che conosciamo, se l'è vista davvero brutta. Per un lungo
periodo, causa un'inondazione, diventa infatti esule
ritrovandosi nel regno di Obasa, leone aristocratico e cattivo,
che lo considera un randagio che puzza, un senza patria. Per
fortuna diventa amico di Taka, erede al trono di Obasa, che
invece lo vede come quel fratello che non ha avuto. Queste, in
estrema sintesi, le prime immagini di Mufasa: Il Re Leone, viste
stamani in un cinema romano dove poi c'è stato l'incontro con il
regista e alcune delle voci italiane: Luca Marinelli (Mufasa),
Elodie (Sarabi, leonessa madre di Simba) e Alberto Boubakar
Malanchino (Taka). "Quando mi hanno proposto di farlo ho detto
subito no - dice a Roma Jenkins - non ne volevo sapere. Poi è
stata mia moglie a convincermi così ho letto la sceneggiatura e
ho scoperto che era una cosa straordinaria, la scrittura mi ha
davvero conquistato". E ancora il regista: "Non so quante volte
ho visto l'originale con i miei nipoti. Mi piace raccontare la
storia di questo leone che sebbene adottato, è riuscito a
costruirsi una nuova famiglia, un'identità, un ruolo. Questo
vale anche per me. Da giovane, chi avrebbe mai immaginato che
oggi sarei stato qui a presentare un film del genere?". Che si
prova come autore indie ad approdare ad un franchise come hanno
già fatto Chloe Zhao o Greta Gerwig? "Negli anni '60 e '70 i
franchise neppure esistevano. Poi sono arrivati Terminator, Die
Hard, Independence Day. Io sono cresciuto con questi film prima
di approdare alla scuola di cinema". Il futuro dell'America?
Jenkins non si espone : "Siamo tutti esseri umani complessi -
dice - anche i cattivi. Tutto dipende dalle scelte che si fanno
e questo vale anche per gli Stati". "Sono un fan del Re Leone,
avrò visto il film cento volte - dice Luca Marinelli -. Ora i
miei nipoti guarderanno per anni il film e mi toccherà fare la
voce di Mufasa per mettere a letto i bimbi dei miei amici. Ci
sono tante cose belle in questo film come il tema della terra
promessa, ognuno deve recarsi verso il proprio 'Milele'". Anche
Eloide è davvero sorpresa di aver dato voce a un personaggio
Disney: "Chi avrebbe mai immaginato un'opportunità simile! E poi
mi sono sempre sentita un cucciolo di leone, che pensava che
aggredire fosse il solo modo per difendersi. La mia paura è
sempre stata quella di non essere all'altezza, di non essere
capita". Cosa prova nell'essere divisa tra musica e cinema? "In
questo momento sto studiando, quello non ho fatto da ragazzina.
Abbraccio così tutte le opportunità per esprimermi, tutto pur di
superare la paura che ho avuto nella prima parte della mia vita.
Il cinema ti dà grande possibilità di capire chi sei e questo è
fantastico". (ANSA).
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