Nel suo ultimo viaggio fino a Genova, la Concordia potrebbe rilasciare in mare una serie di sostanze inquinanti: acque interne contaminate, prodotti chimici, idrocarburi. A descrivere i rischi connessi alla rimozione del relitto che due anni e mezzo fa naufragò davanti all'isola del Giglio è la stessa Costa nel "Progetto di trasferimento e smaltimento", la relazione tecnica di centinaia di pagine che spiega come avverrà l'ultima fase della rimozione della nave e perché il porto di Genova ha vinto la concorrenza di Piombino. Un progetto che non ha ancora ricevuto il via libera definitivo del governo: lunedì si riunirà infatti a Roma la Conferenza dei Servizi presieduta dal Commissario per l'emergenza Franco Gabrielli, e sarà quella la sede in cui l'esecutivo, i ministeri e gli enti interessati potranno chiedere a Costa eventuali chiarimenti sul progetto e sollecitare integrazioni alla documentazione fornita, a partire da quella sui rischi ambientali. Proprio oggi Gabrielli ha sottolineato come "l'interesse generale" sia quello di "portare lontano dal Giglio la Concordia al più presto e nella massima sicurezza ambientale e lavorativa possibile" e ha ribadito l'invito a tutti i soggetti coinvolti "a mantenere la necessaria serenità" per affrontare i problemi in conferenza dei servizi. E sarà l'Osservatorio per il monitoraggio ambientale a valutare le simulazioni di Costa e i rischi connessi, decidendo se concedere o meno l'autorizzazione per il trasporto. Osservatorio che già oggi ha definito il progetto "carente", sostenendo che, tra l'altro, "manca il piano di gestione del rilascio degli inquinanti". Una decisione definitiva dovrebbe comunque arrivare entro il 16 giugno. Intanto in serata la Costa Crociere in una nota conferma la propria "piena collaborazione con le autorità per presentare, come sempre avvenuto finora, le migliori soluzioni tecniche, nell'auspicio che attraverso un confronto in sede di Conferenza dei Servizi si possa giungere ad una soluzione condivisa ispirata a tre criteri fondamentali: il rispetto delle normative, la rapidità e certezza dell'esito, la protezione dell'ambiente e della sicurezza sul lavoro". Resta il fatto che, documenti alla mano, è la stessa Costa a ipotizzare nella relazione tecnica rischi per l'ambiente, seppure di "lieve entità" viste le "misure di mitigazione" che sono state previste. "Durante il trasferimento a Genova - è scritto nella relazione - si prevede che in relazione all'assetto del relitto, alla velocità di rimozione e sulla base delle aperture presenti a scafo (oblò e zone danneggiate), possano avvenire rilasci a mare di acque interne al relitto, sostanze e preparati censiti all'interno della Concordia, idrocarburi". Per evitarlo, Costa e Titan-Micoperi hanno predisposto una serie di misure precauzionali: verranno installate panne assorbenti attorno al relitto, trainate da due rimorchiatori, e uno "skimmer di recupero olio" che verrà messo in mare "all'apice dell'arco" da una terza imbarcazione. Per quanto riguarda invece il recupero di materiali che potrebbero cadere dal relitto, il progetto prevede che venga tesa "una rete da pesca a poppa del relitto, mantenuta in tensione da due imbarcazioni dedicate". Le tabelle allegate, con tanto di simulazioni al computer, indicano in particolare un rischio "lieve" sia per l'ambiente che per gli ecosistemi marini. Costa ritiene però che con le precauzioni prese "si può ragionevolmente ritenere che gli impatti ambientali connessi al progetto di trasferimento del relitto della Costa Concordia al porto di Genova Voltri, possano essere considerati temporanei e poco significati". Anche perché Piombino non rappresenta, secondo la società, un'alternativa valida. "Allo stato attuale - è scritto - il porto non è idoneo a ricevere il relitto, né è dotato di un cantiere di demolizione". Piombino infatti "richiede l'esecuzione di opere significative di ingegneria civile, incluso il dragaggio di un canale a -20 metri e la costruzione di una diga di circa un km di lunghezza". E la prima fase dei lavori, "necessari per ricevere il relitto, secondo quanto dichiarato dalla stessa parte proponente, non sarà completata prima della fine di settembre 2014". Se poi si considera che la proposta toscana è più onerosa di quella di Genova e che ci vorranno ulteriori mesi per realizzare il cantiere di demolizione, la Concordia non potrà essere demolita "prima della fine del 2014. La conclusione è, dunque, una sola: "è da escludersi che il relitto possa essere portato a Piombino". Parole che il presidente della Regione Toscana Enrico Rossi rispedisce al mittente, chiedendo l'intervento del governo. "Questo documento si commenta da solo - afferma - Se Costa ha già tutto deciso è inutile fare una riunione e mettere menti, tecnici ed esperti a lavorare per trovare soluzioni e rilasciare permessi. Il governo deve intervenire: esiste ancora un governo che deve fare le valutazioni di impatto ambientale oppure è Costa a decidere tutto da sola?".
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