E' tornata a galla alle 11 del mattino del 14 luglio, la Concordia: 911 giorni dopo il naufragio. E vederla finalmente lontano dalle rocce del Giglio, anche solo di 30 metri, fa molta meno paura e assai più sollievo. Ora è davvero quasi pronta per il corteo funebre che l'accompagnerà nel suo ultimo viaggio verso Genova. Ora è davvero possibile aspettarsi che, molto presto, finirà l'incubo per il Giglio e resterà, per sempre, sull'isola e in tutto il mondo, solo il ricordo di 32 vittime innocenti. Dopo la rotazione portata a termine senza una sbavatura a settembre scorso, anche la prima fase del rigalleggiamento del relitto è filata via liscia: i tecnici avevano previsto di alzare la nave di due metri dal falso fondale dove appoggiava e di spostarla di 30 metri ad est, per consentire le successive operazioni, e così è andata. "Il programma sta andando come doveva - sottolinea il responsabile del progetto Franco Porcellacchia - la nave galleggia da sola e questo non era proprio scontato".
Non proprio con le sue forze, a dire il vero, ma comunque che sia a galla è sotto gli occhi di tutti. Un indubbio successo che investe sia il privato, che ha messo soldi, professionalità e competenze in un progetto mai realizzato prima e di cui l'Italia è una parte non certo marginale, sia il pubblico, che ha creduto in quella folle idea e ha controllato che fosse realizzata nel rispetto delle leggi e soprattutto dell'ambiente. Ma siccome l'Italia è ancora quel paese dove l'interesse generale arriva sempre dopo quello particolare, l'ennesima e inutile polemica si materializza quando in mare stanno ancora lavorando per ancorare il relitto. La apre il governatore della Toscana Enrico Rossi, che ancora non riesce a farsi una ragione del fatto che Genova è Italia esattamente come Piombino, e la prosegue il ministro dell'Ambiente Gian Luca Galletti con la classica formula "non è una critica ma". Al netto delle parole, quel che però contano sono i fatti. E i fatti, oggi, dicono, che la fase più rischiosa del rigalleggiamento, quella del distacco dal fondo del mare appunto, è stata portata a termine senza problemi. "Finora - dice il commissario per l'emergenza Franco Gabrielli - non c'è stata la benché minima anomalia. Si è registrato solo un piccolo inconveniente di carattere tecnico nel rilascio dei cavi, che non ha pregiudicato minimamente la bontà del progetto".
Certo questo non vuol dire che è tutto finito e, ad onor del vero, i primi a dirlo sono proprio quelli che il progetto l'hanno concepito. Sono loro, e lo Stato con loro, a ripetere che quando la nave sarà ormeggiata nel bacino di Voltri, solo allora si potrà tirare davvero un sospiro di sollievo e scrivere il fatidico 'the end'. "Chi ben inizia è a metà dell'opera ma è bene quel che finisce bene - sottolinea non a caso Galletti - noi abbiamo iniziato bene ma l'operazione finirà solo quando la nave sarà a Genova. Dunque manteniamo e manterremo la guardia alta, nella più assoluta trasparenza e professionalità, come fatto in questi due anni e mezzo". Guardia che spetta, come ricorda ancora una volta Gabrielli, allo Stato. "Per le questioni tecniche è signore e padrone Nick Sloane. Ma se gli aspetti tecnici diventano confliggenti con l'interesse pubblico e ci rendiamo conto di una situazione di criticità, allora abbiamo il dovere e il compito di intervenire".
Discorso che vale per i prossimi giorni, quando attorno alla Concordia si lavorerà prima per assestare i cassoni non ancora ancorati e successivamente per riportarla in galleggiamento al livello del ponte 3, ma soprattutto per il viaggio che il relitto dovrà affrontare. Quando Nick Sloane torna sul molo del Giglio, non scatta l'applauso come avvenne per il parbuckling. Lo sa anche lui, forse meglio di tutti gli altri, che manca ancora molto: "è un buon inizio. Ladies and gentlemen, she's refloating". "Lei galleggia", dice con il sorriso. "Lei", come fosse una donna e non un relitto che da qui a qualche giorno partirà per il suo ultimo viaggio, prima del funerale di Genova.
IL PUNTO DELLA PROTEZIONE CIVILE
(foto di Alessandro di Meo e Claudio Giovannini)
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