(di Stefano Fabbri) (ANSA) - FIRENZE, 9 NOV - Comincia alle sette del mattino e finisce quando ancora non si sa la prima giornata di lavoro di Eike Schmidt, il neo-direttore degli Uffizi: all'ora del caffè pratiche amministrative da verificare con i collaboratori, a quella del pranzo incontri e riunioni tra la grande galleria fiorentina e Palazzo Pitti e poco prima di cena ancora al lavoro per la messa a punto di una mostra che aprirà tra sei settimane.
Sarà sempre così? "Non so, certo che da fare c'è tanto.
Il secondo impegno di Schmidt è un appuntamento più triste: il funerale di Marco Chiarini, storico direttore della Galleria Palatina. "L'ho conosciuto - dice di ritorno dalla cerimonia nella chiesa di San Felice, a pochi metri da Palazzo Pitti - una personalità solare, un generoso, un modello sia dal punto di vista umano che professionale per un direttore di museo".
Ritorno di gran carriera agli Uffizi per altri incontri, attività prevedibilmente intensa in questi primi giorni, e poi di nuovo a Palazzo Pitti per altre riunioni: "Stiamo lavorando alla mostra che aprirà tra sei settimane e poi ancora al programma delle esposizioni per il 2016. Ma penso di cominciare a programmare qualcosa anche per il 2017". E una parte dei primi impegni a Palazzo Pitti per questa prima giornata sarebbe anche riservata alla valutazione degli spazi della reggia-museo. E' vero che sta pensando a riaprire i cosiddetti 'Occhi', cioè il complesso di 8 sale al primo piano del Palazzo. Schmidt mantiene il riserbo sul particolare ma ammette che "ci sono molti spazi bellissimi che potremmo usare".
I punti cardine del polo museale fiorentino non sono molto distanti, ma fare il 'pendolare' più volte al giorno tra Pitti e Uffizi è abbastanza impegnativo. E come si muove? "Rigorosamente a piedi". Alle 19 le stanze della sovrintendenza cominciano ad essere meno affollate. Ma la prima giornata di Schmidt non è finita. "C'è ancora da fare", ripete. E domani si ricomincia con la solita 'dose' amministrativa. Ma non è spaventato dalla burocrazia, in particolare quella italiana. "La burocrazia c'è ovunque. Ma in Italia c'è anche una grande flessibilità dovuta alla passione di chi lavora nelle gallerie e nei musei.
Altrimenti non sarebbe possibile organizzare una mostra in sei settimane, catalogo compreso. In Usa - dice riferendosi al Paese nel quale ha lavorato fino a poche settimane fa - se consegni un testo per un catalogo più tardi di 12 mesi prima ci sono penali fortissime...". (ANSA).
Uffizi: prima giornata Schmidt, tra pratiche e mostre
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