(ANSA) - AREZZO, 30 SET - Quattordici assolti e quattro condannati, a 10 mesi ciascuno. Questa la sentenza del tribunale di Arezzo al processo sul filone per truffa nell'ambito del crac di Banca Etruria. Il dispositivo è stato letto dal giudice Angela Avila e riguarda tutti i 18 imputati del processo. Tra gli assolti - 'perché il fatto non sussiste o per non aver commesso il fatto' - ci sono quattro dirigenti e cinque dipendenti della banca per cui era stata chiesta la condanna. Confermate, inoltre, le cinque richieste di assoluzione del pm. Il primo grado, dunque, scagiona quella che l'accusa sostenuta dal pm Julia Maggiore definisce la cosiddetta 'cabina di regia', ossia assolve i quattro dirigenti che - secondo la stessa accusa - avrebbero costituito il vertice della truffa che consisteva nel proporre alla clientela la vendita di prodotti a rischio, obbligazioni subordinate. I quattro dirigenti assolti sono Luca Scassellati, Federico Baiocchi Silvestri, Samuele Fedeli e Luigi Fantacchiotti. Il pm Julia Maggiore aveva formulato l'accusa di istigazione alla truffa. Per loro aveva chiesto nel gennaio scorso condanne, da 3 anni a 2 anni e 6 mesi, perché per la procura essi avrebbero pressato i direttori delle filiali a vendere obbligazioni subordinate a un pubblico indistinto, senza avvisare i clienti delle potenzialità di rischio dei prodotti. Il procuratore della Repubblica di Arezzo Roberto Rossi riguardo la sentenza sottolinea l'importanza di aver visto riconosciuta la configurazione del reato di truffa nel collocamento delle subordinate. "E' stato dimostrato che invece il reato si può configurare, eccome - dice Rossi -. La condanna poi dipende dalle varie posizioni. Poiché abbiamo altre svariate cause istruite vedremo caso per caso". A questo punto della vicenda Etruria, osserva Rossi, "abbiamo tuttavia ottenuto condanne sia per la bancarotta che per le truffe". Per Letizia Giorgianni, del comitato Vittime Salvabanche "è una sentenza che lascia senza parole - afferma - Aspetto le motivazioni ma stupisce, soprattutto dopo le dichiarazioni nel processo per bancarotta del liquidatore Giuseppe Santoni sul comportamento dei dirigenti, che si condannino i meri esecutori e non i 'mandanti' ovvero la famosa 'cabina di regia'".
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