(ANSA) - LIVORNO, 10 APR - Primo appuntamento della giornata oggi a Livorno in memoria delle vittime del Moby Prince, in occasione del trentesimo anno dalla tragedia in cui morirono il 10 aprile del 1991 i 140 passeggeri e membri dell'equipaggio.
Alle 11 è stata deposta una corona al Monumento in ricordo delle vittime in Fortezza Nuova, alla presenza del Gonfalone della Città di Livorno e della Provincia. La cerimonia è stata accompagnata dal Silenzio suonato da un trombettista della Marina militare. Alla cerimonia hanno partecipato le autorità civili e militari insieme al sindaco Luca Salvetti e ai familiari delle vittime. Al termine si è tenuto un momento musicale con EstrOrchestra e la Corale Rodolfo del Corona che hanno eseguito 'Ave Verum Corpus' di Mozart. "Il saluto davanti al monumento qui in Fortezza Nuova - ha detto Salvetti - è uno degli appuntamenti più toccanti e coinvolgenti, volevo ringraziare le autorità e ringraziare e abbracciare idealmente tutti i familiari che sono qua, con i quali ho scambiato un po' di parole nel ricordo e anche nell'attesa che queste persone hanno nel capire meglio, di avere più certezze su tutto quello che è accaduto quella notte e nei 30 anni successivi". Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ricordando il trentesimo anniverario del disastro della Moby Prince ha dichiarato: "Sulle responsabilità dell'incidente e sulle circostanze che l'hanno determinato è inderogabile ogni impegno diretto a far intera luce. L'impegno che negli anni ha distinto le associazioni dei familiari rappresenta un valore civico e concorre a perseguire un bene comune". "Ricorrono trent'anni - ricorda il Presidente della Repubblica - dall'immane tragedia che coinvolse il traghetto Moby Prince. Centoquaranta persone, passeggeri ed equipaggio, persero la vita in seguito alla collisione con una petroliera e all'incendio che ne scaturì. Il primo pensiero è rivolto alle vittime, alle tante vite improvvisamente spezzate di adulti e di giovani, e al dolore straziante dei loro familiari, che si protrae nel tempo e ai quali rinnovo la vicinanza e la solidarietà della Repubblica". "È stato il disastro più grave nella storia della nostra navigazione civile - sottolinea Mattarella - Il popolo italiano non può dimenticare. Come non dimentica la città di Livorno, che vide divampare il rogo a poche miglia dal porto e assistette sgomenta alla convulsa organizzazione dei soccorsi e al loro drammatico ritardo". "Sulle responsabilità dell'incidente e sulle circostanze - prosegue il Capo dello Stato - che l'hanno determinato è inderogabile ogni impegno diretto a far intera luce. L'impegno che negli anni ha distinto le associazioni dei familiari rappresenta un valore civico e concorre a perseguire un bene comune". "Il disastro del traghetto Moby Prince . prosegue Mattarella - è monito permanente per le autorità pubbliche e gli operatori, chiamati a vigilare sulla navigazione e a garantirne la sicurezza. Rispettare gli standard stabiliti, sforzarsi di elevarli, assicurarne una corretta applicazione sono responsabilità indeclinabili, che sole possono consentire l'esercizio di un pieno diritto da parte dei cittadini e portare così beneficio all'intera società", conclude il Presidente della Repubblica. Il ministro della Giustizia Marta Cartabia scrive alle associazioni dei familiari delle vittime: "Sono trascorsi 30 anni dal giorno in cui nella rada di Livorno 140 persone persero la vita in un disastro che ancora oggi presenta punti non del tutto chiariti. Erano madri e padri, figlie e figli, sorelle e fratelli, amiche e amici che ancora vivono in una memoria di affetti, mai scalfita dal tempo. Nel loro nome, tutti voi - dopo tre decenni - aspettate ancora di conoscere fino in fondo le cause di ciò che successe quella sera del 10 aprile 1991". "Questa domanda di conoscenza e, quindi, di giustizia - scrive la titolare del ministero della Giustizia - richiama a un impegno che l'Italia ha il dovere di compiere. Il disastro del Moby Prince resta una ferita aperta per il nostro Paese, che non ha mai smesso di cercare quanto possa servire a illuminare i punti ancora oscuri nella ricostruzione dei fatti. Nuove aspettative sono riposte nell'ultima indagine aperta dalla Procura di Livorno alla luce delle conclusioni dei lavori della Commissione parlamentare d'inchiesta istituita presso il Senato della Repubblica. Come dice papa Francesco nell'enciclica 'Fratelli tutti', è 'un lavoro paziente di ricerca della verità e della giustizia, che onora la memoria delle vittime e che apre, passo dopo passo, a una speranza comune'. Le difficoltà sono tante e il tanto tempo passato di certo non aiuta, ma sono certa che i magistrati di Livorno sapranno affrontare questo rinnovato impegno con tutta la dedizione e la professionalità che il compito di rendere giustizia richiede". I familiari delle vittime "plaudono alle dichiarazione del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, con il pensiero rivolto alle vittime, alle tante vite improvvisamente spezzate e al dolore straziante dei loro familiari. Il Presidente ha rinnovato la vicinanza e la solidarietà della Repubblica e ricorda che è inderogabile ogni impegno diretto a far luce sulle responsabilità dell'incidente e sulle circostante", scrivono Luchino Chessa, presidente dell'Associazione 10 Aprile-Familiari Vittime Moby Prince, e Nicola Rosetti, presidente dell'Associazione 140 Familiari vittime Moby Prince, oggi mentre a Livorno si svolgono iniziative di ricordo. "Anche la Ministra della Giustizia, Marta Cartabia ha fatto giungere la sua voce ai familiari delle vittime che aspettano di conoscere fino in fondo le cause di ciò che successe quella sera del 10 aprile 1191 - aggiungono -. La domanda di conoscenza e, quindi, di giustizia richiama un impegno che l'Italia ha il dovere di compiere. La Ministra ricorda che il disastro del Moby Prince rimane una ferita aperta per il nostro Paese e nuove aspettative sono riposte nell'ultima indagine aperta dalla Procura di Livorno. Infine la Ministra esprime la certezza che i magistrati di Livorno sapranno affrontare il rinnovato impegno con tutta la dedizione e la professionalità che il compito di rendere giustizia richiede". I familiari esprimono "soddisfazione e sono vicini ai magistrati della Procura di Livorno, nelle persone del dottor Ettore Squillace Greco e della dottoressa Sabrina Carmazzi che stanno lavorando da tre anni nel riserbo più totale. Non ci sentiamo più soli".
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