"Un uomo realmente turbato e sconvolto dall'azione compiuta", che dette l'allarme e non tentò la fuga. Così la corte d'assise d'appello di Firenze motivando la sentenza che ha ridotto da 30 a 16 anni, per la concessione delle attenuanti, la pena per femminicidio a un 32enne.
La sentenza della corte d'assise d'appello risale al 15 settembre scorso: accogliendo una delle istanze avanzate dal difensore del 32enne, avvocato Francesco Stefani, i giudici di secondo grado avevano concesso all'uomo le attenuanti generiche in ragione dell'atteggiamento tenuto nelle fasi immediatamente successive all'omicidio. Quasi dimezzando così la pena inflitta in primo grado quando l'uomo, con rito abbreviato, il 9 luglio 2020 era stato condannato dal gup a 30 anni. Secondo quanto rilevato dalla corte d'assise d'appello il 32enne, dopo aver strangolato la compagna nel corso di una lite nella camera che occupavano nell'ostello, non tentò di scappare.
Resosi conto di quanto aveva fatto, si era subito recato alla reception per dare l'allarme, poi, dopo aver spiegato agli addetti dell'ostello di aver strangolato la 21enne, si era seduto sulle scale mettendosi a piangere in attesa dell'arrivo della polizia.
La corte ha invece respinto la richiesta della difesa di riconoscere la circostanza attenuante della provocazione, in base alla quale l'uomo avrebbe commesso il delitto in reazione a presunti continui soprusi che, si sottolinea ancora nella sentenza, troverebbero riscontro solo nelle affermazioni dello stesso imputato.
L'avvocato Stefani, pur dicendosi soddisfatto per la diminuzione della pena, ha annunciato ricorso in Cassazione.