(ANSA) - FIRENZE, 18 OTT - La Corte d'Appello di Firenze ha
assolto 'perché il fatto non costituisce reato' Tiziano Renzi e
la moglie Laura Bovoli, genitori dell'ex premier Matteo Renzi
attuale leader di Italia Viva, nel processo per le fatture
false. Condannato, ma con la pena ridotta a nove mesi,
l'imprenditore pugliese Luigi Dagostino, 'il re degli outlet'.
La procura generale aveva chiesto la conferma delle condanne del
primo grado. Oggi in udienza entrambi aveva fatto dichiarazioni
spontanee
"La legge è uguale per tutti, anche per chi si chiama Renzi. Non
ho mai fatto fatture false in vita mia", ha detto Laura Bovoli,
la madre del leader di Italia Viva. "Mio marito Tiziano è
esperto nel settore commerciale ma non capisce nulla in
amministrazione - ha aggiunto -. Mi assumo completamente la
responsabilità della fattura da 20 mila euro fatta da Party srl
per un lavoro ben preciso che avrebbe dovuto svilupparsi, cioè
attirare i clienti verso i negozi poco frequentati nell'outlet
The Mall. Progetto mai andato fino in fondo perché, grazie al
fango gettato dalla stampa, sono stata costretta a chiudere
l'azienda. Mio figlio, allora a Palazzo Chigi, mi disse di
chiudere l'azienda. E così feci. Ma dopo 30 anni di lavoro
potevo rovinarmi per 20 mila euro?", ha detto Bovoli.
Anche il marito Tiziano Renzi ha fatto dichiarazioni
spontanee: "Due anni fa sono stato condannato a 22 mesi di
carcere" ma "non ho mai chiesto nulla a mio figlio Matteo", ha
detto ribadendo più volte la sua innocenza e l'estraneità alle
accuse e anche di non aver chiesto favori al figlio Matteo
Renzi. Il processo poi è proseguito con le arringhe dei
difensori. In primo grado i coniugi Renzi erano stati condannati
dal tribunale di Firenze a 1 anno e 9 mesi di reclusione, a 2
anni l'imprenditore pugliese Luigi Dagostino, 're' degli outlet,
anche lui stamani in aula. Nella scorsa udienza del 26 aprile il
pg Filippo Di Benedetto aveva chiesto la conferma delle condanne
di primo grado. (ANSA).
Fatture false, assolti in appello Tiziano Renzi e la moglie
'Fatto non costituisce reato'. Pena ridotta a 're degli outlet'