Quinto giorno di ricerche, condotte dai vigili del fuoco, nel cantiere di via Mariti, nel quartiere di Rifredi a Firenze dove tra le macerie del supermercato Esselunga in costruzione è ancora disperso l'ultimo degli otto operai travolti il 16 febbraio alle 8:52 dal cedimento di una trave che ha fatto crollare a catena tre solai.
All'appello manca Bouzekri Rachimi, 56 anni, marocchino. Quattro le vittime accertate di cui sono stati recuperati i corpi tra venerdì e sabato, tre i feriti.
Da ieri sera i vigili del fuoco per scavare, oltre a demolire a mano le macerie in cemento armato, stanno impiegando un piccolo escavatore, un bobcat. La rimozione, l'altra notte, di una trave da 50 tonnellate che si muoveva, avrebbe reso più 'semplice' procedere anche se trattandosi di cemento armato, si devono tagliare via via i tondini di ferro all'interno.
Decine ancora i vigili impiegati, con le squadre Usar - che si danno il cambio ogni quattro ore - e altro personale. Nei primi giorni si è arrivati anche a 80 vigili nell'arco di una giornata.
Stamani intanto, una donna, in lacrime, ha posizionato fiori rossi nell'area della strage. A circa 500 metri dal cantiere è stato invece affisso uno striscione con scritto 'Dolore e rabbia, Rifredi vi odia! Basta morti sul lavoro'.
Il fratello di una vittima del crollo: 'Da Bergamo a Firenze tutti i giorni'
"Aveva soltanto 19 anni quando era partito dalla Tunisia per venire in Italia. Ricordo quel giorno quando si lasciò alle spalle la nostra città, salutando i nostri genitori, era contento di partire, voleva un futuro diverso, s'imbarcò su quella nave e se ne andò, a quel tempo si poteva viaggiare liberamente tra una sponda e l'altra del Mediterraneo". A parlare, come riporta oggi il Corriere Fiorentino, è Sarhan, il fratello di Mohamed Toukabri, il tunisino 54enne rimasto schiacciato insieme ad altri operai nel crollo del cantiere di via Mariti a Firenze.
È disperato, seduto nel corridoio di Medicina legale, all'ospedale di Careggi, in attesa del riconoscimento della salma del fratello. Sarhan è arrivato da Napoli, dove vive e dove lavora come pizzaiolo, insieme a sua nipote Rim, la figlia della vittima. "Ancora non ci hanno fatto vedere il corpo, ci sono ancora le indagini in corso", dice. A consolarlo ci sono l'Imam di Firenze Izzeddin Elzir e Fatima Benhijji, in rappresentanza del consolato marocchino che sta seguendo le altre vittime. Sarhan non si capacita di quanto accaduto: "Ho sentito mio fratello l'ultima volta una settimana fa, l'ho visto in videochiamata, mi ha detto che tra pochi giorni sarebbe venuto a Napoli a trovarmi. In quella videochiamata mi disse che aveva trasferito pochi giorni prima 500 euro sul conto dei nostri genitori in Tunisia, mandava i soldi a casa di tanto in tanto e stavolta li aveva mandati per sostenere la nostra famiglia nel periodo del Ramadan".
Lavorava duro tutti i giorni, aggiunge, "viveva a Bergamo, mi raccontava che partiva ogni mattina con un furgone guidato da altri per raggiungere il cantiere di Firenze, poi la sera tornava a casa, per poi ripartire la mattina dopo. Era un lavoro duro, così diceva, non guadagnava tanto, metà soldi glieli davano regolarmente, l'altra metà invece erano in nero". "È andato a trovare i nostri genitori a Natale dell'anno scorso, dopo 33 anni da quando era partito - ricorda ancora -. È stato terribile informarli che mio fratello era sotto quelle macerie. Lui si impegnava tutti i giorni per lavorare duramente, non per andare a morire, non si può morire lavorando dentro un cantiere, ci sono senz'altro delle responsabilità che mi auguro siano accertate".
Operaio: 'Ho visto la trave crollare ma tornerei'"Venerdì eravamo a lavorare, ho visto" crollare la "trave. Se tutto è risultato sempre in regola? Sì, non abbiamo visto niente di strano. Se tornerei a lavorare qui? Sì. È normale che mentre si sta facendo una gettata di cemento ad un terzo piano sottoterra, in corrispondenza, ci siano altri operai che stanno lavorando? Sì, lavoriamo così. Eravamo" non vicini dal luogo della strage "ma quando abbiamo sentito quel rumore siamo scappati tutti".
Lo racconta uno degli operai del cantiere di via Mariti a Firenze, che venerdì si trovava a lavoro: l'operaio ha detto di avere "28 anni e di provenire dall'Egitto". Il giovane, uscito all'esterno dell'area, ha anche detto ai cronisti: "Conoscevamo le vittime, sono arrivati 10 giorni fa. La nostra ditta si chiama Ancora" di Signa (Firenze), "lavoro qui da un anno. Pure il nostro capo adesso è qui. Come sto? Male".
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