Toscana

Sciopero a Targetti-Sankey, 'da azienda piano di affossamento'

I sindacati contro il taglio di 50 lavoratori a Firenze

Redazione Ansa

(ANSA) - FIRENZE, 08 NOV - Sciopero di otto ore e presidio davanti ai cancelli dei lavoratori della Targetti Sankey, storica azienda di illuminazione fiorentina che nel 2028 compirà 100 anni. Una protesta contro la decisione della proprietà, la 3F Filippi di Pianoro (Bologna), annunciata mercoledì scorso durante un incontro in Confindustria, di chiudere la produzione a Firenze, concentrandola esclusivamente a Nusco (Avellino). 50 i lavoratori che perderebbero il posto, a cui si somma la vendita dello stabilimento di via Pratese, mentre verrebbe mantenuta una sede in città per la parte impiegatizia. "Quello dell'azienda non è un piano di rilancio, ma di affossamento", afferma Fabio Ammavuta della segreteria Fiom Cgil Firenze-Prato-Pistoia al termine del presidio, il primo di una serie di iniziative di mobilitazione.
    "Oggi al presidio c'era anche Valerio Fabiani per la Regione.
    Abbiamo chiesto l'apertura del tavolo di crisi e aspettiamo che ci venga confermata la data, presumibilmente la prossima settimana - aggiunge Cora Prussi della Fim Cisl Firenze-Prato - L'annuncio dell'azienda non è stato un fulmine a ciel sereno, è da anni in difficoltà, a causa di scelte dal nostro punto di vista discutibili, anche gestire Targetti Sankey come se fosse la 3F Filippi che ha un prodotto completamente diverso, il loro è destinato soprattutto ai centri commerciali, qua invece è illuminazione artistica. Eppure il lavoro non manca, è un'azienda che ha fatto pochissime ore di cassa integrazione quest'anno".
    Il rischio paventato dai sindacati è che lo smantellamento della parte produttiva sia solo il primo passo e che con la vendita dello storico stabilimento in realtà anche gli impiegati delle varie aree siano in bilico. "Nessuno può dormire sogni tranquilli", afferma Prussi. "Pensiamo che questo possa essere solo il primo passo, visto che verrebbe a mancare ogni legame con il territorio. Magari gli uffici potrebbero essere spostati nella sede di Pianoro - dice ancora Ammavuta - oppure tutta la produzione delocalizzata all'estero, è uno scenario già visto in altri casi. Noi restiamo convinti che questa azienda possa essere rilanciata, ma deve essere tolta dal tavolo anche la sola idea dei licenziamenti". (ANSA).
   

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