Toscana

Contrasto patologie dei prematuri, studio su ruolo recettori

Ricerca vede insieme Aoup, Unipi, Unifi e Meyer

Redazione Ansa

(ANSA) - PISA, 03 DIC - Gli effetti dannosi di un'esposizione prematura all'eccesso di ossigeno (iperossia) nei neonati pretermine - con tutte le patologie conseguenti - possono essere neutralizzati con una stimolazione farmacologica del recettore β3-adrenergico visto il suo ruolo indispensabile durante la vita intrauterina, dove permette al feto di vascolarizzarsi, adattarsi e sopravvivere in ambiente fortemente scarso di ossigeno (ipossia). E' quanto emerge da studi preclinici su modelli sperimentali svolti da un gruppo multidisciplinare di ricerca di Aoup e Unipi insieme a Università di Firenze e Irccs Meyer, pubblicato sulla rivista di farmacologia Medicinal Research Review.
    Nel lavoro viene illustrata, si spiega dall'Ateneo pisano, "non solo una nuova interpretazione dei meccanismi che portano i neonati pretermine a sviluppare alcune caratteristiche malattie, ma anche una specifica strategia terapeutica che potrebbe indurre in loro un virtuale riavvicinamento all'utero materno e, dunque, ricreare le condizioni favorevoli a uno sviluppo fisiologico anche dopo un parto prematuro". Il benessere fetale, si spiega, "è strettamente legato all'ambiente dinamicamente ipossico. La nascita prematura comporta l'esposizione precoce del feto immaturo a un ambiente più ricco di ossigeno rispetto all'utero. Di conseguenza, i neonati prematuri affrontano una condizione di relativa iperossia, che altera lo sviluppo postnatale degli organi e contribuisce alle malattie legate alla prematurità. Fino a qualche tempo fa era poco chiaro il meccanismo molecolare attraverso cui l'elevata tensione di ossigeno alterasse la normale differenziazione fetale". Il nuovo studio, si afferma, "oltre a dimostrare su modelli animali che l'esposizione precoce a un ambiente relativamente iperossico possa compromettere i nati pretermine a causa della ridotta espressione del β3-adrenorecettore, suggerisce l'ipotesi che i disturbi conseguenti alla nascita prematura possano essere contrastati o persino prevenuti proprio attraverso la stimolazione farmacologica dei rimanenti β3-adrenorecettori, creando una sorta di placenta artificiale farmacologica".
    "Data la rilevanza delle patologie interessate, la fragilità dei pazienti coinvolti e l'innovatività di questo approccio - dichiara il direttore dell'unità operativa di neonatologia dell'Aoup, Luca Filippi, associato di Pediatria generale e specialistica all'Università di Pisa nonché prima firma dello studio - l'auspicio è che quanto finora emerso su modelli sperimentali possa presto traslarsi con successo all'uomo".
    (ANSA).
   

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