(ANSA) - BOLZANO, 25 OTT - "Gli impianti di risalita vanno
parificati al il trasporto pubblico locale. La loro chiusura
rappresenterebbe un duro colpo per molte zone di montagna, che
sopravvivono solo grazie al turismo e non hanno altri introiti.
Se chiudono gli impianti, chiudono anche gli alberghi e
l'economia in questi paesi si ferma". Lo afferma il
vicepresidente di Anef Alto Adige, Elmar Pichler Rolle, che
auspica una regolamentazione unitaria delle regioni del nord
Italia. In Alto Adige, per il momento, continueranno gli
allenamenti delle squadre agonistiche. Gli impiantisti sono
fiduciosi che l'imminente decreto del governatore Arno
Kompatscher confermerà questa linea.
"Le sciovie e seggiovie non rappresentano nessun problema
perché sono all'aria aperta. Nelle cabinovie e seggiovie il
distanziamento, come anche sugli autobus, ovviamente non può
essere garantito, ma vige l'assoluto obbligo di mascherina e i
tempi di percorrenza sono brevissimi, ben sotto i dieci minuti",
prosegue Pichler Rolle.
"La seconda ondata di contagi di certo non può essere
attribuita ai centri sciistici perché erano ancora chiusi. Lo
sci è uno sport all'aria aperta, che non può essere trattato
allo stesso modo di palestre e piscine", aggiunge il
vicepresidente dell'Associazione Nazionale Esercenti Funivari
Alto Adige. In merito alle foto delle code davanti ad alcuni
impianti di risalita in Italia, Pichler Rolle commenta, che "con
un distanziamento di un metro la coda arriverebbe al prossimo
paese, per questo motivo la mascherina è obbligatoria". (ANSA).
Covid: Anef Alto Adige, funivie con mascherina come autobus
"Con stop impianti si fermerebbe economia nei paesi di montagna"