(ANSA) - TRENTO, 03 MAG - "Nel 2021 i ristoranti in
Trentino erano 1.142; erano 1.
Rispetto all'Italia la nostra provincia segna un'inversione di
tendenza: infatti, a livello nazionale dal 2019 si sono perse
circa 14.000 imprese della ristorazione, 40.000 se consideriamo
il più ampio settore dei pubblici esercizi. Il calo ha
riguardato anche gli addetti: la pandemia ha lasciato sul campo
una fuoriuscita di 240.000 lavoratori. Il dato significativo è
che il 50% di questi era a tempo indeterminato. La composizione
della forza lavoro nella ristorazione è composta al 60% da
lavoratori part-time e per il restante full-time. Il 10% sono
lavoratori stagionali, il 26% a tempo determinato, il 64% a
tempo indeterminato. Più della metà dei lavoratori, compresi i
titolari, è donna". Così il presidente dell'Associazione
ristoratori del Trentino, Marco Fontanari, durante la conferenza
stampa nella sede di Confcommercio in occasione dell'assemblea
annuale di categoria.
Il settore sta vivendo un momento di grandi cambiamenti, dopo
24 mesi di pandemia, alle prese con una stagione di rincari, in
costante ricerca di personale qualificato, ma i ristoratori
trentini vogliono guardare al futuro con ottimismo: nel giorno
dell'assemblea annuale dell'Associazione, la categoria traccia
un bilancio e guarda avanti. E lo fa con il restyling del logo
ed una nuova campagna associativa.
"In un sondaggio tra i nostri associati il 40% ritiene che la
ripresa completa avverrà nel corso del 2022, un altro 40% la
prevede per il 2023 mentre per il rimanente 20% essa non si
verificherà prima del 2024", ha proseguito Fontanari.
"Nonostante alcune criticità che ostacolano una ripresa piena,
la guerra e soprattutto i rincari delle materie prime - ha
aggiunto - direi che i ristoratori guardano con ottimismo ai
prossimi mesi. Il 76% ha dichiarato di aver ritoccato i prezzi,
con il 24% che non l'ha fatto. Certo è che le imprese stanno
subendo rincari che mediamente assommano al 10%, mentre la stima
della revisione dei listini è del +2%, segno che la categoria
cerca di assorbire quanto possibile gli aumenti per non
riversarli sulla clientela". (ANSA).
Trentino in controtendenza, più ristoranti dopo la pandemia
Il 76% ha dichiarato di aver ritoccato i prezzi, il 24% no