Trentino

A Trento gli uomini in piazza contro la violenza sulle donne

Iniziativa promossa ancora prima del femminicidio di Valfloriana

Redazione Ansa

(ANSA) - TRENTO, 13 GEN - Piazza Pasi, a Trento, si è riempita di centinaia di persone che hanno partecipato all'incontro dedicato all'appello "Uomini contro la violenza di genere", promosso da 60 uomini della società civile, della politica e del mondo economico trentino che hanno deciso di dire "no" pubblicamente alla violenza sulle donne. L'appello, lanciato pochi giorni prima dell'ultimo femminicidio che ha colpito la comunità trentina, quello di Ester Palmieri, 37 anni, di Valfloriana, è stato firmato poi da circa 500 di altri uomini. Tra i primi firmatari, il sindaco di Trento Franco Ianeselli.
    "Per tutti noi - ha detto in Piazza Pasi - è difficile pensare a quali possono essere le parole giuste da utilizzare dopo questa tragedia. Però il senso dell'appello è provare a trovare delle parole che aiutino a cambiare questa situazione", ha detto Ianeselli, specificando che questo tema deve essere trasversale alle parti politiche: "Questa battaglia dobbiamo farla superando gli steccati. Io sono qui per dire che il Comune di Trento è pronto a fare la propria parte", ha aggiunto il sindaco di Trento.
    All'incontro erano presenti anche Carlo Micheluzzi, fratello di Viviana Micheluzzi, vittima di femminicidio nel 2022 in Val di Fiemme, in Trentino, e Massimo Baroni, papà di Alba Chiara Baroni, che nel 2017 a Tenno, sempre in Trentino, è stata uccisa dal fidanzato.
    In Piazza Pasi sono intervenute anche la protettrice alle politiche di equità e diversità dell'Università di Trento Barbara Poggio e la deputata del Partito democratico Sara Ferrari. "Se fino a qualche anno fa la violenza era agita perché le donne erano considerate proprietà degli uomini, oggi forse è più spesso legata all'incapacità di accettare il cambiamento e la libertà di autodeterminarsi delle donne", ha detto Poggio, che ha aggiunto: "La prevenzione è ancora più importante dell'azione per colpire" dopo i casi di femminicidio. Nella prevenzione, secondo Poggio, la scuola ha il ruolo di decostruire gli stereotipi: "Le famiglie - ha detto - non sempre hanno gli strumenti per lavorare sulla violenza e sui modelli di violenza che stanno emergenza". (ANSA).
   

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