(ANSA) - TRENTO, 09 MAR - Il tribunale di Trento ha
riconosciuto la responsabilità del titolare di una cava di
porfido per i danni alla salute accusati da un lavoratore e per
la non tempestiva introduzione di un particolare bancone di
lavoro che li avrebbe potuti prevenire. Il ricorso - si legge in
una nota della Cgil - era stato presentato dall'avvocato
Giovanni Guarini, con il patrocinio di Fillea Cgil, a cui il
lavoratore era iscritto.
Dopo 30 anni di lavoro nel distretto di porfido, l'uomo
aveva riportato diverse patologie muscolo scheletriche a spalle,
gomiti e colonna vertebrale. Il suo lavoro è consistito nello
sfaldamento, dal 1991 al 2008-2009 a terra e successivamente su
un bancone alto circa 80 centimetri, del porfido grezzo, che
veniva ridotto in lastre di diverse dimensioni, dal peso
variabile tra i 15 e i 20 chili e tra i 70 e gli 80 chili, e
della movimentazione manuale di tali lastre.
Il datore di lavoro si è difeso dicendo che se il lavoratore
aveva lavorato troppo lo aveva fatto per sua scelta, per
guadagnare di più con il sistema a cottimo. Ha affermato anche
che aveva fatto quanto possibile per tutelarlo, visto che prima
del 2008 non avrebbe potuto introdurre i banconi, visto che non
esistevano.
La sentenza stabilisce però che dal consenso
all'applicazione del sistema di retribuzione a cottimo non
deriva un concorso di colpa a carico del lavoratore. È anche
emerso che il datore assumeva solo i lavoratori che erano veloci
a produrre, come il ricorrente. La sentenza chiarisce poi che
l'imprenditore ha l'obbligo di adottare tutte le misure per
tutelare l'integrità psico-fisica dei lavoratori, quindi è
censurabile il fatto che abbia adottato i banconi solo dal 2008,
quando esistevano studi medici sin dal 1998 e dal 2003 che ne
raccomandavano l'adozione. (ANSA).
Banconi forniti tardi, risarcito un lavoratore del porfido
Tribunale di Trento ha riconosciuto responsabilità del titolare