Trentino

L'esperto: "I cuccioli dell'orsa Kj1 hanno buone possibilità di sopravvivere"

"Vanno lasciati in natura, se catturati passerebbero il resto della vita in cattività"

L'orsa kj1

Redazione Ansa

La scelta di sopprimere l'orsa Kj1 è "una decisione politica" della Provincia di Trento. Ma i tre cuccioli di sei-sette mesi possono sopravvivere, anche senza la mamma, e vanno lasciati in natura come i figli di Amarena - uccisa lo scorso anno in Abruzzo - che stanno bene. Parola del responsabile Fauna dell'Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra), Piero Genovesi. In un'intervista all'ANSA, Genovesi anticipa che a breve l'istituto invierà al ministro dell'Ambiente, Gilberto Pichetto, le valutazioni tecniche su una nuova strada per la gestione delle orse con comportamenti potenzialmente aggressivi che prevede la sterilizzazione, "un terreno totalmente sperimentale mai tentato al mondo, che stiamo approfondendo su invito del ministro".

"Si è visto che una parte degli incidenti sono legati a femmine con cuccioli, quindi prevenendo la riproduzione di quelle con comportamenti potenzialmente aggressivi, si può pensare di ridurre anche i casi di aggressioni", spiega Genovesi. Nel parere su Kj1 l'Ispra spiega di aver verificato il livello di pericolosità dell'animale alla luce del piano d'azione della conservazione dell'orso sulle Alpi, il Pacobace. Poi "il piano - evidenzia Genovesi - prevede sempre per i comportamenti potenzialmente pericolosi come quelli di KJ1 tre possibili opzioni: il monitoraggio rafforzato, quindi catturare, mettere un radiocollare e spostare l'animale, la cattura per la captivazione permanente oppure l'abbattimento".

Il turista francese che sarebbe stato aggredito dall'orsa, ha avuto i danni "abbastanza limitati" anche perché ha seguito tutti i comportamenti corretti nel caso di incontri", secondo il responsabile dell'Ispra che sottolinea come la comunicazione sia "molto molto importante". Così come la gestione dei rifiuti, per impedire che gli orsi si avvicinino all'uomo per trovare cibo. Genovesi invita a non "idealizzare" il modello abruzzese del parco nazionale e considerare quello trentino "totalmente sbagliato". "È chiaro - il suo messaggio - che in tutte le zone di presenza dell'orso la coesistenza è possibile: occorre però fare un'opera capillare di informazione, gestione delle situazioni problematiche e anche di monitoraggio per verificare se non ci siano casi di comportamenti potenzialmente pericolosi".

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