(di Luciano Fioramonti)
(ANSA) - TRENTO, 18 AGO - ''Ho imparato a scoprire il mio
suono in questi spazi. E' una sfida che non tutti i musicisti
sono disposti ad affrontare.
''Ci stiamo già preparando all' edizione del trentennale -
dice all' ANSA - ma non ci saranno cambiamenti per non esagerare
ed essere invasivi con la natura e la montagna, che è fragile e
ha bisogno di cure e attenzioni. Il resto lo fanno la musica e
gli artisti e tutti gli operatori che vivono in queste terre
alte che noi vogliamo rispettare per quello che sono''.
Classica, world music, jazz e canzone d' autore sono i filoni
sui quali si sviluppa il cartellone dove spiccano, oltre a
Brunello, Roberto Vecchioni,il contrabbassista francese Renaud
Garcia-Fons, il Gurdjieff Ensemble armeno, la giovane stella del
fado Carminho, i Violoncelli del Mozarteum e la Camerata Royal
Concertgebouw Orchestra di Amsterdam. C' è un tema che lega
generi così diversi? ''La disponibilità degli artisti a
misurarsi in spazi ampi e selvaggi dal punto di vista
organizzativo, senza acustica o preparazioni. Gli artisti devono
riempire questi spazi con la loro musica. E' la prima cosa che
chiediamo e non tutti accettano. L' altro aspetto è lo
spostamento di un mese in un periodo che non è dedicato al
turismo e alla vacanza ma alla bellezza infinita della montagna.
La luce di settembre, le giornate che cominciano a essere
fresche e si preparano all' inverno sono le più belle in
assoluto''.
Brunello considera ogni montagna ''una scala verso il
cielo''. ''Sono un buco al contrario, qualcosa in cui si si
perde, per vedere cosa c'è al di là. Sono sentimenti e esigenze
dell' intelligenza umana racchiusi dentro una cima, una vetta,
una nuvola. La montagna continua a offrirle giorno per giorno,
stagione per stagione'. Il fascino della musica e della
montagna è che non sono misurabili in profondità né in altezza.
''Non è una questione di metri. Per chi raggiunge una cima a
fare la differenza è l' altezza interiore che riguarda ognuno di
noi. Anche la musica è così. Basta uno strumento diverso, una
maggiore o minore umidità e subito cambia la profondità''.
Chiara Bassetti, fondatrice con Paolo Manfrini del Festival, ha
ricordato: ''Molti ci copiano ma prima di tutto non hanno le
Dolomiti e poi lo fanno per un numero limitato di giorni e con
una proposta ristretta. Qui per un mese, al di la del trekking
di tre giorni, non ci sono biglietti da pagare, è musica libera
a portata di mano''. Anche la traccia che ispirò la nascita dei
Suoni delle Dolomiti non è cambiata. ''Non è il paesaggio che
fa il Festival - osserva Brunello - ma la voglia di natura e di
spazio, non una somma di proposte turistiche ma una sfida
altamente culturale vicina alle esigenze di ognuno di noi''.
(ANSA).
Mario Brunello, 'Sulle Dolomiti ho scoperto il mio suono'
Con il grande violoncellista un assaggio dei luoghi del Festival