Trentino

Ipl, studio sul tecnostress sul posto di lavoro

Il 13% ritiene di essere "molto" e il 41% "abbastanza" stressato

Redazione Ansa

(ANSA) - BOLZANO, 30 OTT - "La tecnologia migliora la qualità della vita, ma allo stesso tempo stressa". Lo afferma il direttore dell'Ipl-Istituto promozione lavoratori, Stefan Perini, commentando i risultati dell'ultimo Barometro Ipl dedicato al tema del "tecnostress".
    Dall'indagine emerge che quasi l'80% dei lavoratori intervistati usufruisce di tecnologie digitali per svago personale per una o due ore al giorno. In particolare, il 44% entra in contatto con servizi digitali per un'ora al giorno, il 34% per 2 ore e un altro 22% per più di due ore. Diversa è la situazione sul posto di lavoro, dove certamente l'utilizzo è strettamente legato al tipo di mansione svolta. Qui a livello aggregato, non distinguendo dunque per attività, il 17% degli intervistati non fa uso di tecnologie digitali mentre una percentuale di poco maggiore del 30% utilizza servizi digitali da una a due ore. Un 15% dichiara infine di utilizzare procedure digitali per 8 ore al giorno.
    Alla domanda se l'impiego delle nuove tecnologie costituisca o meno fonte di stress, il 13% degli intervistati ha risposto "molto" e il 41% "abbastanza". Ciò vuol dire che per più della metà dei lavoratori dipendenti l'impatto generale in termini di stress è rilevante. Tuttavia, nonostante questo risultato, 8 persone intervistate su 10 parlano di un certo miglioramento della qualità della vita (il 12% parla di "molto", il 67% di "abbastanza") proprio grazie a questi strumenti non sempre facili da utilizzare; ben l'84%, per esempio, ritiene che l'accesso ai servizi sia privati che pubblici sia migliorato grazie alle tecnologie digitali.
    Il 30% degli intervistati ritiene che a causa dell'uso prolungato della tecnologia digitale le prestazioni lavorative risultano in generale "molto" o "abbastanza" peggiorate, il 36% non ravvisa alcun tipo di problema sul lavoro, mentre il 34% riconosce un certo peggioramento delle prestazioni anche se solo limitatamente. Riguardo ai danni alla salute la posizione degli intervistati è invece più critica: solo il 18% ritiene che l'uso prolungato non arrechi alcun danno, mentre la rimanente parte del campione ritiene che vi siano danni alla salute in misura variabile.
    "È importante prendere consapevolezza degli effetti negativi oltre che positivi di queste innovazioni. L'impatto delle tecnologie digitali sul benessere lavorativo e sulle modalità di lavoro ricopre un'importanza strategica, perciò sarà importante monitorare gli effetti della transizione digitale anche sulla salute delle persone", commenta il presidente Ipl, Andreas Dorigoni. (ANSA).
   

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