Trentino

Commercio, Gravante: 'Serve revisione delle liberalizzazioni'

Provincia e Governo devono salvare il Made in Italy tradizionale

Redazione Ansa

(ANSA) - TRENTO, 15 GEN - "Una inversione di tendenza per evitare la scomparsa delle attività cittadine, cioè lo spopolamento ed il triste declino dei nostri centri storici".
    Gianni Gravante presidente regionale del Trentino Alto Adige di Federmoda Confcommercio lancia l'allarme. Gravante cita due dati: uno nazionale uno Trentino. Tra il 2021 e il 2022 in Italia il report sulla de-natalità dei comparti abbigliamento e calzature parla della chiusura di 4.112 attività, scese da 177.822 a 173.710, mentre in provincia di Trento sono passate da 1.526 a 1.527, ossia nove in meno.
    "Pur in presenza di una apparente tenuta del comparto in Trentino - lamenta il presidente locale di Federmoda - analizzando la qualità delle offerte, queste vanno sempre più a vantaggio della distribuzione organizzata rappresentata da mono marche". Le piccole aziende si trovano a "dover fare i conti con l'industria, che disponendo di ingenti risorse finanziarie è riuscita a catalizzare il dettaglio insediandosi nei centri urbani sostituendo le attività storiche , costrette alla dismissione".
    La conseguenza è che "i nostri centri urbani si sono omologati al resto del Paese contribuendo di fatto a rendere meno appetibile l'interesse dei consumatori e dei turisti per la perdita dell'offerta commerciale tradizionale". Per Gravante l'Italia è il paese che "ha pagato lo scotto più alto per la perdita di migliaia di aziende".
    Di qui la richiesta di una "revisione delle liberalizzazioni delle licenze, degli orari, del mercato online selvaggio" affinché venga evitato "l'annientamento dei negozi di vicinato messi in crisi dai vari decreti Bersani, Monti e via dicendo".
    Alla Provincia di Trento Gravante chiede di farsi "portavoce di scelte coraggiose da avanzare al governo nazionale per la revisione delle leggi sul commercio non in termini nostalgici, ma attualizzandole alle difficoltà ed al rilancio del tradizionale italiano altrimenti destinato al declino". (ANSA).
   

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