Trentino

Unibz inventa il 'ghostbuster' delle nanoplastiche nei mari

Realizzato un sensore con l'Istituto di tecnologia di Genova

Redazione Ansa

(ANSA) - BOLZANO, 17 DIC - La facoltà di Ingegneria della Libera Università di Bolzano, in collaborazione con l'Istituto italiano di tecnologia di Genova, ha ideato un "ghostbuster" della plastica, un sensore innovativo, veloce e facile da usare, per scovare le nanoplastiche negli ambienti acquatici, a partire dal mare.
    La ricerca è stata pubblicata sulla rivista "Acs Applied Materials & Interfaces" e nasce da un'intuizione di un team di ricercatori della facoltà di Ingegneria dell'Università di Bolzano: la giovane biotecnologa, Giulia Elli, 29 anni, e i professori del "Sensing Technologies Lab", Paolo Lugli e Luisa Petti.
    Le nanoplastiche costituiscono una seria minaccia per gli ecosistemi acquatici e gli organismi che vi abitano, a causa della loro capacità di interagire con altri contaminanti. La loro rilevazione richiede ancora tecniche complesse e costose, come la spettroscopia che limitano l'efficacia del monitoraggio ambientale. Da questo assunto è partita la ricerca che propone un sensore basato su un transistor a effetto di campo con nanotubi di carbonio, per identificare le nanoplastiche nell'acqua. I sensori sono estremamente piccoli e consentono di rilevare questi contaminanti in modo rapido, facile e conveniente.
    La ricerca è stata svolta al momento in laboratorio, riproducendo le caratteristiche dell'acqua di mare, di fiume e di lago, per studiare il comportamento e l'efficacia dei sensori in ambienti salmastri e marini. Il lavoro sta proseguendo ora in Francia con L'Université Paris Cité e sta studiando la selettività dei sensori, che in futuro saranno in grado anche di identificare di quale tipo di nanoplastiche sia inquinata una zona di corso d'acqua. Il passo successivo sarà poterli utilizzare fuori dal laboratorio, direttamente a bordo di imbarcazioni.
    "Una nanoplastica alla volta - commenta la ricercatrice Giulia Elli - possiamo tutti sconfiggere l'inquinamento. Anche se le nostre azioni ci sembrano piccole come microparticelle, ognuna di esse può migliorare il nostro pianeta". "Studiare materie ingegneristiche non significa solo progettare il futuro - sottolinea Luisa Petti - ma anche proteggerlo: i sensori sviluppati a Bolzano dimostrano come l'innovazione possa diventare un'arma essenziale per combattere l'inquinamento invisibile e salvaguardare il nostro pianeta".
    "La ricerca, condotta assieme a uno dei migliori centri di ricerca a livello mondiale, l'IIT di Genova, conferma il nostro impegno a sviluppare tecnologie a basso costo che aiutino nella salvaguardia dell'ambiente e della salute delle persone", conclude Paolo Lugli. (ANSA).
   

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