(ANSA) - PERUGIA, 13 GEN - Nel periodo del Covid in Umbria le
dimissioni volontarie dal lavoro, in particolare nel 2021, sono
cresciute con numeri più evidenti che nel resto d'Italia. Emerge
dalla nuova relazione economico sociale di fine anno
dell'Agenzia Umbria Ricerche.
Lo studio è stato presentato in una videoconferenza stampa
dalla presidente della Regione, Donatella Tesei, dal commissario
straordinario dell'Aur, Alessandro Campi, e dai ricercatori
Mauro Casavecchia ed Elisabetta Tondini.
"Sono quasi 6mila le persone interessate, il 77% del totale
delle cessazioni" hanno spiegato i ricercatori. "Cosa si
nasconde dietro tutto questo, un fenomeno chiaramente non solo
umbro, è presto per dirlo - hanno aggiunto -ma il periodo del
Covid ha fatto maturare atteggiamenti psicologici importanti.
Sicuramente avranno fatto la loro parte gli strumenti di
sostengo al reddito, oppure le dimissioni causate da abbandoni
propriamente non volontari, ma frutto di decisioni programmate e
accelerate durante la pandemia".
Per i ricercatori dell'Aur questo può essere anche un fenomeno
"positivo", se si considerano le transazioni da un posto di
lavoro ad un altro, "ma solo in caso di un miglioramento". "Una
cosa è chiara però - hanno precisato - non avremo in futuro un
mercato del lavoro immobile e stabile, ma uno più fluido e
mobile".
Relativamente agli effetti della pandemia legati alla
"psicologia collettiva", dalla relazione Aur emergono anche
"segnali incoraggianti", come ha sottolineato il commissario
straordinario Campi. "Il livello di benessere e il tasso di
fiducia su un futuro incerto è sufficientemente alto - ha detto
- e questo si spiega con la struttura sociale della regione,
dove le relazioni amicali, parentali e sociali rappresentano una
sorta di barriera protettiva, cosa che lascia ben sperare per il
futuro. Una particolarità dell'Umbria che va salvaguardata e che
può sostenere anche lo sviluppo virtuoso della dimensione
economica". (ANSA).
In Umbria dimissioni dal lavoro più che nel resto Italia
Secondo ricerca sono state 77 per cento delle cessazioni totali