(ANSA) - PERUGIA, 28 LUG - Ha fruttato nel solo mese di maggio 2021 un illecito profitto di oltre 100 mila euro cui si sono aggiunti circa 130 mila di proventi derivanti dalle cosiddette truffe "finanziarie" (acquisto di auto tramite finanziamenti e richieste prestiti) l'attività di una presunta associazione per delinquere operativa su tutto il territorio nazionale finalizzata al compimento di frodi informatiche e indebiti utilizzi di carte di credito al centro di un'indagine coordinata dalla procura di Perugia.
Eseguite da polizia e carabinieri tre misure cautelari in carcere, altrettante ai domiciliari e per altri tre soggetti è stato disposto l'obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria.
Le indagini - si spiega in un comunicato della Procura di Perugia - hanno portato alla luce quelli che sono ritenuti ruoli e compiti di ogni componente del gruppo. Le presunte truffe venivano realizzate mediante l'utilizzo di sistemi informatici o telematici (phishing). Secondo gli inquirenti i componenti della associazione, mediante l'invio di sms (smishing) o tramite delle chiamate telefoniche (vishing), dopo avere "agganciato" l'ignara vittima e spacciandosi per operatori bancari si facevano consegnare i codici autorizzativi, successivamente eseguivano operazioni di prelievo veicolando la somma fraudolentemente incassata in uno dei vari sportelli Atm sul territorio.
Successivamente gli indagati, al fine di garantirsi l'anonimato e rendere al contempo più difficile il loro rintraccio - ritengono sempre gli inquirenti -, per mezzo di intermediari (money mules), che operavano con la prospettiva di ottenere una commissione, tramite gli stessi sportelli Atm, trasferivano il denaro su altri conti "dedicati" e gestiti dagli stessi componenti dell'associazione. L’indagine ha avuto inizio da una denuncia per estorsione che però si è rivelata una frode informatica che, mediante sofisticate tecniche di raggiro - riferiscono sempre gli inquirenti -, inducevano la vittima a credere di interfacciarsi con siti istituzionali e, per tale motivo, indotta a fornire le proprie credenziali di accesso ai dati bancari. Dagli accertamenti è quindi emerso che il presunto sodalizio criminale si avvaleva di numerosi gregari, di volta in volta reclutati con il ruolo di intermediari, per procedere all’incasso e alla ripartizione dei proventi derivanti dalle attività illecite. Ruolo considerato dagli investigatori determinante e strategico perché loro era il compito di aprire rapporti finanziari a proprio nome sui quali venivano fatti confluire i proventi delle presunte attività illecite che venivano messi successivamente a disposizione degli altri membri del sodalizio. Sempre agli intermediari - è emerso dall'inchiesta - era deputato il compito di sottoscrivere finanziamenti (con istituti di credito o finanziarie) poi destinati a rimanere insoluti atteso l’utilizzo anche di falsi documenti. All'indagine ha collaborato anche la polizia postale e delle comunicazioni con i compartimenti di Umbria, Veneto, Campania e Sardegna.
Smantellato gruppo dedito a frodi informatiche
Indagine Procura Perugia con polizia e carabinieri