(di Cinzia Conti)
(ANSA) - TORGIANO, 23 APR - Questa sera le vigne e le colline
di Torgiano si illuminano dei tradizionali fuochi propiziatori
di San Giorgio fatti con i sarmenti delle viti, un rito
antichissimo che affonda le radici nelle tradizioni pagane di
buon auspicio per la vendemmia futura. Ed è per questo che,
quando Giorgio e Maria Grazia Lungarotti, lui fondatore
dell'omonima azienda vitivinicola umbra e lei storica dell'Arte
e archivista, fondarono nel 1974 il MuVit, museo del vino di
Torgiano che oggi spegne 50 candeline e accoglie oltre 3mila
reperti dagli hittiti e gli etruschi a Picasso e oltre, scelsero
proprio questo giorno.
E' la stessa fondatrice, oggi 96enne ma ancora vulcanica e
attivissima, a raccontare questa appassionante storia di
famiglia e di amore per il vino che continua tramite le figlie
Teresa Severini e Chiara Lungarotti e i suoi nipoti. "Era una
data significativa - dice inaugurando la mostra fotografica
"Cinquanta anni del Museo del Vino a Torgiano MuVit" che avvia
una nutrita serie di eventi celebrativi che si susseguiranno
durante l'anno - per un ulteriore legame con il territorio, tra
comunità e viticoltura, sacro e profano: la sera dei fuochi
propiziatori accesi tra i vigneti, cristianizzazione di antica
pratica pagana. Venne a inaugurarlo l'allora ministro Franco
Maria Malfatti e il museo prese vita ufficialmente. Oggi per me
sono "care memorie", ma quanto tormentato, immane lavoro di anni
tra messa a fuoco e realizzazione di un tema allora insolito:
Vino e Cultura".
Nel museo definito dal New York Times "il migliore museo del
vino in Italia" per la qualità delle collezioni esposte si
trovano oltre 3 mila manufatti, tra reperti archeologici,
contenitori vinari in ceramica di età medievale, rinascimentale,
barocca e contemporanea, incisioni e disegni dal XV al XX secolo
e altre testimonianze che documentano l'importanza del vino
nell'immaginario collettivo dei popoli che hanno abitato il
bacino del Mediterraneo e l'Europa continentale. E poi incisioni
e tante opere d'arte fino all'ultima arrivata, la
monumentaleTriple Twist di Beverly Pepper.
"Un lavoro ininterrotto di ricerca, archivio, studio,
confronto che quel giorno aveva raggiunto il suo compimento, ma
che non si sarebbe arrestato. Il museo ha superato barriere,
affrontato realtà mai focalizzate, sempre affiancate da opere,
immagini, piante, corredi tecnici oltre che da una lineare
musealizzazione in suggestivi ambienti, continuamente
accresciuto nelle collezioni ed ampliato, sempre aggiornato.
Sotto la mia "materna" direzione ha vissuto in questi cinquanta
anni una vita culturale intensamente attiva, senza cedimenti. Il
tutto vale bene un brindisi!". Scherzano teneramente su questo
anche le figlie Teresa Severini e Chiara Lungarotti: "Il museo è
stato un po' il nostro terzo fratello… Ed è per questo che ne
festeggiamo orgogliose questo bellissimo compleanno".
In particolare Teresa Severini, che affianca la madre Maria
Grazia nella direzione della Fondazione Lungarotti promette:
"Non è un traguardo ma una tappa: un museo che attesta un così
profondo legame tra vino, storia, arte, mito e leggenda non può
arrestarsi. Valido impulso alla diffusione di una cultura della
vite e del vino e della consapevolezza ad un bere responsabile,
non a caso è stato scelto dal ministro Lollobrigida per
rappresentare, insieme a capolavori di altri importanti musei,
il binomio vino-cultura nell'area del Masaf a Vinitaly".
Chiara Lungarotti, agronoma e amministratrice delegata della
casa vinicola, ricorda anche un altro compleanno importante:
"Festeggiamo anche i 60 anni del nostro Rubesco Riserva Vigna
Monticchio (Torgiano Rosso Riserva D.o.g.c.). Mio padre Giorgio
non solo è stato un grandissimo pioniere ma ci ha trasmesso la
curiosità e la voglia di sperimentare sempre". (ANSA).
I 50 anni del museo del vino di Torgiano
Lungarotti, festeggiamo anche i 60 del Rubesco Vigna Monticchio
