(ANSA) - PERUGIA, 14 LUG - "Non scherziamo, mentre siamo
ancora qui a rivendicare il ruolo delle 'quote rosa', strumento
che ho sempre ritenuto indispensabile per affrontare il
passaggio verso una raggiunta parità di genere che non avrebbe
più bisogno di quote di alcun colore, succede che chi dovrebbe
dare il buon esempio avrebbe in mente di fare una clamorosa
retromarcia che metterebbe a rischio conquiste e passi in avanti
raggiunti negli anni": la consigliera regionale Donatella Porzi
(Misto) con una nota interviene su quello che definisce
"l'assurdo caso" aperto dagli organi di stampa che riguarda
Cassa Depositi e Prestiti, dove "vorrebbero far passare l'idea
che non ci siano nomi di donne all'altezza di entrare nel nuovo
Consiglio di amministrazione. Tanto che, tra continui
slittamenti, da mesi si sta cercando una soluzione per procedere
con un rinnovo del Cda che rispetti le leggi sulla
rappresentanza di genere".
"Davvero tutto bloccato - chiede - perché non ci sarebbero
donne con un curriculum adatto a rappresentare una realtà
cruciale dell'economia italiana, il cui Statuto prevede che le
quote vadano per 2/5 al genere meno rappresentato, quindi alle
donne? O, piuttosto, il governo (al quale spetta l'indicazione
dei nomi visto che il ministero dell'Economia detiene circa l'83
per cento delle azioni Cdp) per mantenere gli equilibri tra i
partiti, che stanno proponendo solo candidati maschili, sta
assecondando una visione maschilista ancora fortemente radicata,
soprattutto quando si tratta di raggiungere posizioni al
vertice? Tant'è che l'unica donna sulla quale, al momento, si
troverebbero d'accordo, sarebbe stata proposta dal socio dì
minoranza: le fondazioni di origine bancaria".
"Il punto è - prosegue Porzi - che per uscire dall'impasse
invece di impegnarsi a dare spazio alle tante donne competenti e
di valore di cui è ricco il nostro Paese, così da raggiungere la
quota del 40 per cento, gli azionisti starebbero pensando di
aggirare l'ostacolo mettendo mano allo Statuto, ovvero
prevedendo l'abbassamento della quota del Cda da due quinti a un
terzo, cosa che per una lentezza di natura burocratica li
manterrebbe all'interno degli attuali vincoli di legge".
"Per chi, come me - conclude Porzi - nel suo impegno politico
ha sempre lottato con forza contro ogni forma di disparità di
genere, è impossibile rassegnarsi all'idea che il futuro di una
società che detiene per conto dello Stato partecipazioni in
molte aziende strategiche - come Eni, Tim, Fincantieri e altre
ancora - debba giocarsi sul fronte di una lotta politica che
rischia di azzerare tanti traguardi raggiunti per colmare i
divari di genere nel management delle aziende, le cui posizioni
dirigenziali restano ancora nella maggior parte occupate da
uomini. Le istituzioni per prime - a proposito di colori non
stupisce il silenzio della nostra Regione rispetto alla
questione - dovrebbero guidare il processo verso l'equilibrio di
genere, confermando la direzione positiva intrapresa e
rafforzando ulteriormente l'inclusione di genere ai massimi
livelli decisionali. L'alternativa è ritornare sempre allo
stesso punto di partenza, come si rischia che avvenga in Cdp se
il primo governo a guida femminile permetterà che si torni
indietro". (ANSA).
Porzi, 'assurdo caso' della Cassa Depositi e Prestiti
'Inaccettabile una clamorosa retromarcia sulle quote rosa'