Umbria

Garante, in carcere Perugia 'disumanità che non può continuare'

Visita con sindaca, 40 gradi e in ambulatori 'non si sta'

Redazione Ansa

(ANSA) - PERUGIA, 24 LUG - Nel carcere di Perugia siamo difronte a "una condizione di disumanità che non può continuare" con temperature che arrivano "a 40 gradi, senza aria condizionata, con ambulatori medici dove non si riesce a stare e a lavorare, dei poveretti che stanno nel cemento, in delle stanzette ammassati, ma anche quando stanno da soli non cambia granché, con queste temperature". E' questa la fotografia che il garante dei detenuti in Umbria, Giuseppe Caforio, ha fatto al termine di una visita a Capanne con la sindaca, Vittoria Ferdinandi. Che ha anche parlato con alcuni detenuti, visto le varie aree del carcere e gli ambulatori e si è confrontata con chi lavora all'interno.
    "Abbiamo visitato il piano dell'isolamento e credo che rappresenti, passatemi il termine forte, un vero inferno dei viventi" ha detto Ferdinandi parlando con i giornalisti all'uscita. "In questo momento - ha aggiunto - il nostro carcere è un luogo che rimanda ad una gravità di situazione proprio a livello di diritti umani fondamentali che vengono negati. C'è da fare un grande lavoro insieme a tutte le istituzioni per cercare di ripensare a questo luogo e di restituire ai carcerati e alle carcerate delle condizioni di vita umane".
    Caforio, che ha parlato di "realtà che tradisce e viola i diritti fondamentali dell'uomo", ha annunciato di avere depositato un esposto alla Procura della Repubblica per chiedere un accertamento giudiziale sulla situazione denunciata, "al fine di verificare se sussistono estremi di reati penalmente perseguibili e quindi con l'evidente intento anche di sollecitare una svolta reale e immediata ad una situazione oramai intollerabile".
    "La sindaca ha avuto modo di parlare con tanti ragazzi detenuti - ha detto ancora Caforio -, alcuni giovanissimi. Tutti hanno caratteristiche e peculiarità di riabilitazione. C'è chi ha un mestiere, c'è chi ha un'arte, ha parlato con un rapper che scrive e pubblica canzoni. C'è gente che se gli diamo un'opportunità torna nella società e contribuisce a migliorarla.
    Quindi dobbiamo lavorare in questo senso perché il principio costituzionale della riabilitazione non è un'affermazione che sta lì sulla carta ma è una realtà che si può attuare e un Paese civile lo deve fare". "Il carcere - ha detto la sindaca - non deve essere considerato come un luogo di fine corsa ma dovrebbe essere di riabilitazione, dove le persone possono ripensare, nel momento in cui scontano giustamente le proprie pene, anche a delle opportunità di vita future. C'è veramente da ripensare e riorganizzare questo luogo muovendosi su tantissimi piani. Quello del Comune, grazie al garante, sarà prima di tutto quello di cercare di riaccendere un faro di riflessione e di denuncia, ma noi ci occuperemo anche di cercare di riportare l'esterno all'interno del carcere, di riportare le cooperative, di riportare il mondo del terzo settore, in modo da poter offrire delle progettualità che permettano a chi sta scontando la propria pena di avere un'idea di possibilità di reinserimento nella società". "Uno dei temi, e la sindaca ha avuto modo di constatarlo, è la presenza di tanti psichiatrici che, guarda caso, per la maggior parte arrivano dalla Toscana" ha detto Caforio che ha ricordato come "nel 2015 è stata tolta a Perugia la direzione del Dipartimento che è stata data a Firenze". "Ma, al di là dell'organizzazione amministrativa - ha proseguito -, che pure può tanto contribuire, vi è una situazione che merita la massima attenzione delle istituzioni. Il Comune ha acceso un faro e adesso mi auguro che anche le altre istituzioni, soprattutto chi ha anche un potere di spesa, si attivino. Speriamo che con il supporto trasversale di tutte le istituzioni, dallo Stato, alla Regione, dalla Asl che ha un ruolo importante, ai comuni e il Comune di Perugia che sicuramente con questa presenza si farà capofila di una sorta di sensibilizzazione, si riesca ad invertire una rotta che è veramente disumana". "Purtroppo il nostro carcere sconta quelle che sono delle problematiche anche a livello nazionale - ha detto ancora la Ferdinandi - ma, lasciatemi dire, c'è anche un tema fondamentale che è quello che riguarda il disagio psichiatrico. Le carceri rischiano di trasformarsi in dei veri e propri ospedali psichiatrici dove non viene offerta l'assistenza necessaria. Incontrerò il procuratore generale Sergio Sottani e con lui vorrò parlare proprio di questo, perché c'è la necessità davvero che si aprano delle strutture che siano pensate per poter accogliere e curare anche chi deve scontare una pena ma che prima di tutto ha una diagnosi di tipo psichiatrico. In questo momento la polizia penitenziaria non è formata a poter contenere e supportare quella che è una condizione di sofferenza psichica già fortissima per chi vive in una condizione di reclusione a cui si sommano molto spesso diagnosi psichiatriche e anche doppie diagnosi legate all'abuso delle sostanze".

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