(ANSA) - PERUGIA, 07 SET - Nel quinquennio 2024-2028 il
fabbisogno occupazionale delle imprese e pubbliche
amministrazioni (al netto del settore agricolo, della
silvicultura e della pesca) in Umbria sarà di 66.200 occupati,
di cui 52.
Ancora, dei 66.200 occupati di cui l'Umbria avrà bisogno dal
2024 al 2028, 44.100 deriveranno dalla necessità di sostituire
personale in uscita e 22.100 dall'espansione economica. Di
questi ultimi avviamenti al lavoro, solo 100 riguarderanno il
pubblico impiego, mentre 20mila saranno appannaggio del settore
privato, il che fa presumere per l'Umbria una crescita economica
più forte, nel quinquennio 2024-2028, sia di quella media
nazionale che di quella del Centro.
Una bella sfida sia per l'Italia che per l'Umbria, visto che,
prendendo a riferimento gli ultimi dati Excelsior relativi ad
agosto 2024, nella regione le imprese considerano "di difficile
reperimento" ben il 62% delle assunzioni programmate, con il
rischio che restino vuoti tre posti ogni cinque (in Italia la
percentuale considerate dalle aziende di "difficile reperimento"
è del 49%, anch'essa molto elevata ma decisamente più bassa
rispetto all'Umbria).
L'impostazione seguita per lo sviluppo delle stime contenute
nel report - spiega una nota della Camera di commercio
dell'Umbria - segue l'impianto adottato dal Cedefop (Centro
europeo per lo sviluppo della formazione professionale, organo
della Commissione Ue), che fornisce previsioni occupazionali
come somma algebrica delle due componenti di expansion e
replacement demand.
La prima di queste due componenti evidenzia gli andamenti
legati alla tendenza dell'economia, mentre la seconda quelli
legati al turnover dei lavoratori. Per la formulazione degli
scenari è stato preso a riferimento il Documento di Economia e
Finanza presentato dal Governo il 9 aprile 2024.
È la Sardegna, con un aumento medio-annuo del 4,1%, la prima
regione italiana in cui lo stock occupazionale crescerà di più
nel quinquennio 2024-2028. Al secondo posto l'Umbria, con +4%.
Il quintetto di testa è completato da Trentino Alto Adige
(+3,8%), Sicilia (+3,8%) e Campania (+3,7%).
A livello di numeri assoluti, a determinare oltre il 18%
dell'intero fabbisogno nazionale dello scenario positivo è la
Lombardia - con un fabbisogno atteso di 709mila occupati -
seguita dal Lazio (391mila unità, pari al 10,1% del totale), dal
Veneto (326mila unità, 8,4%), dall'Emilia-Romagna (325mila
unità, 8,4%) e dalla Campania (312mila unità, 8,1%).
Complessivamente, in Italia ammonta a 3milioni e 853mila il
numero delle assunzioni previste per il quinquennio 2024-2028,
con una crescita media annua - quindi per ogni anno del
quinquennio - del 3,3%.
Sulle previsioni incide per lo più l'effetto positivo atteso
dall'utilizzo dei fondi del Pnrr, che, nel caso di piena
realizzazione degli investimenti, si stima possa attivare nel
complesso in Italia circa 970mila occupati (ossia il 25,2% degli
avviamenti al lavoro previsti nel Paese), considerando sia gli
effetti diretti che indiretti e sull'indotto.
Le filiere maggiormente beneficiate saranno "finanza e
consulenza" (con il 23% dell'impatto occupazionale complessivo
del Pnrr), "commercio e turismo" (21%), "formazione e cultura"
(12%), "costruzioni e infrastrutture" e "altri servizi pubblici
e privati" (entrambe con il 10%).
La quota degli avviamenti in Umbria derivante dall'espansione
dell'economia nel quadriennio 2024-2028 sarà assai più alta di
quella media nazionale, il che fa presumere una crescita
economica più forte della regione. Oltre a quelli già citati,
tra i numeri dell'Umbria che emergono dal report è da
evidenziare il fatto che, dei 52.700 avviamenti nel quinquennio
relativi al settore privato, 12.200 riguarderanno immigrati
(23,1%), dato superiore al 21,3% della media nazionale, ma
inferiore al 24,7% del Centro.
Guardando poi alla già citata distinzione tra avviamenti al
lavoro derivanti dall'espansione dell'economia e di quelli
derivanti dalla sostituzione di personale in uscita (come visto,
nella regione i primi ammontano a 22mila 100 e i secondi a
44mila 100), va notato che la quota dei primi sugli avviamenti
totali 2024-2028 è in Umbria notevolmente più elevata (33,5%)
rispetto sia al dato nazionale (21,6%) che a quello del Centro
(22,4%). Questo fa presumere che il trend della crescita
economica dell'Umbria nel quinquennio sarà più elevata di quella
media italiana e di quella del Centro.
Di converso, gli avviamenti al lavoro legati alla
sostituzione di occupati in uscita, sempre nel periodo
2024-2028, rappresenteranno, secondo le stime del report, il 66%
in Umbria e il 78,4% a livello nazionale. Nel Centro saranno il
77,6%.
Il report Excelsior fornisce anche i dati 2021-2022 sulla
quota di lavoratori (dipendenti e autonomi) over 59 sul totale.
Emerge un progressivo e rapido invecchiamento della base
occupazionale. In Umbria nel 2021 era over 59 il 6,7% degli
occupati (sia nel settore privato che in quello pubblico),
mentre nel 2022 tale percentuale era già crescita al 7,3% (in
Italia si è passati in un anno dal 6,1% al 6,6%, nel Centro dal
7% al 7,3%). (ANSA).
Nel 2024-2028 In Umbria saranno necessari 66.200 lavoratori
Incremento medio annuo del 4%, il 2/o tra le regioni italiane