Umbria

A Milano una carta per fermare la strage dei 'desaparecidos'

Mattea Fo: "ospiteremo i giornalisti stranieri in pericolo"

Redazione Ansa

(ANSA) - MILANO, 23 SET - Un "rifugio" per giornalisti, intellettuali, artisti e per coloro che nel loro Paese rischiano la vita "perchè perseguitati dal crimine organizzato" o perchè "vittime di 'desaparicion'" . E poi la condivisione di conoscenze per rintracciare chi è sparito e per cercare e dare sepoltura ai tanti mai più tornati a casa e uccisi in quella che è stata definita "una strage silenziosa" .
    Sono questi i due temi che si intrecciano nella "Carta di Milano contro il fenomeno delle persone scomparse" firmata ieri pomeriggio alla Casa Museo Alda Merini, da Mattea Fo, presidente della Fondazione Fo-Rame e nipote dei due artisti, da Eugenio Barba, per la Fondazione Barba Valery e da Donatella Massimilla, regista, drammaturga, fondatrice della compagnia Cetec con la quale dirige lo Spazio dedicato alla poetessa milanese. Il documento è stato siglato anche da Aranzazu Ayala di Quinto Elemento Lab, un laboratorio fondato in Messico per dare assistenza e formazione a coloro che, con il giornalismo di inchiesta hanno squarciato il velo, rischiando essi stessi la vita, sulla tragedia delle sparizioni e sulle fosse comuni "clandestine" dando informazioni alle famiglie su dove trovare i loro cari "sepolti senza nome". Una vicenda drammatica, una "guerra silenziosa mai dichiarata" che ha fatto diventare le migliaia di vittime "una categoria sociale" che è stata raccontata dalla messicana Marcela Turati e da Claudio La Camera nel libro "Una strage silenziosa". Il volume, edito da I Soferini con prefazione di Nando Dalla Chiesa, è stato presentato durante l'incontro.
    "Con il documento sottoscritto - ha spiegato Mattea Fo - abbiamo stabilito un accordo con cui condividere il patrimonio di conoscenza, studi e progetti dedicati alle vittime di scomparsa e tratta da parte del crimine organizzato".
    "Tra le tante attività che abbiamo in programma c'è l'istituzione di un rifugio in Umbria riservato a giornalisti, intellettuali, artisti che stanno rischiando la vita nel loro paese. Le prime che verranno ospitate sono alcune giornaliste messicane che lavorano per Quinto Elemento Lab". (ANSA).
   

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