Umbria

Al Museo Malakos collezione Cites di materiali confiscati

Inaugurata a Città di Castello la nuova ala dell'esposizione

Redazione Ansa

(ANSA) - CITTÀ DI CASTELLO (PERUGIA), 28 NOV - Malakos a Città di Castello è il primo museo in Umbria ad avere una collezione Cites stabile e permanente - con un centinaio di reperti - di materiali confiscati dall'Arma dei carabinieri. Tra i pezzi in esposizione nella mostra "Traffic", aperta nel museo tifernate grazie alla collaborazione con il Comune, ci sono manufatti in avorio, medicine orientali contenenti bacche e cobra, pelli di varano e coccodrillo, un pitone di Burma lungo quattro metri, svariati carapaci di tartarughe ed esemplari tassidermizzati, fra cui una pulcinella di mare, tartarughe embricate e verdi.
    Un percorso nel quale ci si può fare un'idea dei danni che è in grado di causare la sete di affari che alimenta un mercato mondiale contro cui in Italia si batte il raggruppamento carabinieri Cites, che opera in attuazione della Convenzione sul commercio internazionale delle specie minacciate di estinzione.
    L'obiettivo della collezione custodita nel Museo Malakos è di aumentare la consapevolezza nell'opinione pubblica, soprattutto delle nuove generazioni, dell'importanza di combattere e non alimentare questa tipologia di mercato degli animali e delle piante.
    I due anni di lavoro che hanno portato all'inaugurazione della collezione Cites nella mattinata del 28 novembre, che sarà ospitata nel museo in maniera permanente, sono il punto di partenza - spiega una nota del Comune di Città di Castello - di un progetto di sensibilizzazione che coinvolgerà già dalla prossima settimana il mondo della scuola.
    A sottolineare caratteristiche e finalità dell'apertura dell'ala Cites nel Museo Malakos sono stati il generale di Brigata Giorgio Maria Borrelli, comandante del raggruppamento carabinieri Cites, e il tenente colonnello Carlo Saveri, comandante dei carabinieri forestali dell'Umbria, che, insieme ai referenti del nucleo operativo del Cites di Perugia e ai rappresentanti delle forze dell'ordine tifernati, si sono uniti nel taglio del nastro al sindaco Luca Secondi, all'assessore alla Cultura Michela Botteghi e al fondatore di Malakos Gianluigi Bini, alla presenza della direttrice Debora Nucci e dell'educatrice museale e progettista Beatrice Santucci.
    "L'apertura dell'ala Cites al Museo Malakos è un esempio virtuoso frutto delle giuste sinergie culturali e amministrative, che ci ha permesso di portare in una realtà espositiva importante e meritoria una collezione che rappresenta un messaggio di legalità e civiltà", ha sottolineato il generale Borrelli. "Oggi - ha spiegato - questi oggetti che provengono dalla nostra attività di contrasto ai traffici illeciti e di sequestro dei materiali oggetto di un commercio internazionale di vaste dimensioni, anche economiche, ritornano in vita, perché facciamo assumere loro un significato nuovo, che è quello di informare, educare, di sensibilizzare sempre di più i cittadini e le generazione che verranno dopo di noi al rispetto della flora e della fauna selvatica e non solo".
    "La collaborazione stabile con il nucleo Cites dei carabinieri permette a Malakos di divenire ufficialmente depositario e custode di una parte delle ingenti confische operate dall'Arma nel contrasto dell'importazione illegale in base alla Convenzione Internazionale di Washington per la tutela della biodiversità", ha puntualizzato il fondatore del museo. "I danni causati da questi traffici illeciti rischiano di essere irreversibili", ha ammonito Bini, evidenziando l'importanza di "suscitare in chi visiterà quest'ala di Malakos e parteciperà ai nostri laboratori la consapevolezza delle conseguenze drammatiche di certe pratiche e la necessità di sconfiggerle rifiutando prima di tutto l'acquisto dei pezzi che vengono commercializzati illegalmente, l'unico modo di inaridire questi terribili traffici". (ANSA).
   

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