Umbria

La mia esperienza di malato ictus in libro Raffaele Guadagno

Il volume presentato all'ospedale di Foligno

La mia esperienza di malato ictus in libro Raffaele Guadagno

Redazione Ansa

(ANSA) - FOLIGNO (PERUGIA), 24 MAR - E' stato presentato nella sala Alesini dell'ospedale "San Giovanni Battista" di Foligno, il libro "Tempo, col mio amante stronzo" di Raffaele Guadagno, edito da "Nino Bozzi Editore" in cui l'autore racconta, in modo autentico della sua esperienza di malato di ictus.
    L'incontro è stato aperto dalla direttrice del presidio ospedaliero Orietta Rossi, che ha inquadrato l'evento - riferisce l'Usl Umbria 2 - come "una delle tappe fondamentali del progetto di umanizzazione promosso dall'azienda sanitaria nel nosocomio folignate". Ha quindi sottolineato come "iniziative di questo tipo contribuiscano a sensibilizzare il personale sull'importanza di considerare la persona nella sua interezza, andando oltre la dimensione puramente clinica della malattia".
    Il direttore generale della Usl Umbria 2 Piero Carsili ha evidenziato "l'importanza strategica del progetto di umanizzazione avviato negli ospedali e nei territori dell'azienda sanitaria". "Questo percorso - ha spiegato - può contribuire non solo a migliorare le cure per il paziente ma anche a creare un clima organizzativo più positivo all'interno delle nostre strutture, con benefici per tutto il personale e, di conseguenza, per l'assistenza erogata".
    Il dibattito, coordinato dal dott. Mauro Zampolini, direttore del dipartimento di Riabilitazione aziendale, ha esplorato i temi centrali dell'opera di Raffaele Guadagno, approfondendo la "fondamentale distinzione tra il corpo fisico - oggetto dell'indagine medica tradizionale con i suoi parametri misurabili - e il corpo vissuto - portatore di esperienze, storie e identità personali".
    Numerosi gli spunti emersi durante la discussione, tra cui l'importanza di una riabilitazione realmente personalizzata, la necessità di dare dignità ai "sintomi invisibili" come la fatica cronica, la gestione del dolore secondo la soglia individuale del paziente, e il crescente problema del burnout tra gli operatori sanitari.
    Significativi gli interventi del sociologo formatore Paolo Trenta e di Anita Rondoni, rappresentante Aism che hanno arricchito la discussione con riflessioni sul ruolo delle associazioni di pazienti come supporto nel percorso post-dimissione e sull'importanza di considerare i familiari come parte integrante del processo di cura. (ANSA).
   

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