Umbria

Ricerca cardiologi Perugia su covid

Su perché virus più pericoloso in alcuni soggetti

Ricerca cardiologi Perugia su covid

Redazione Ansa

(ANSA) - PERUGIA, 10 GIU - Anche i cardiologi dell'ospedale di Perugia hanno voluto contribuire agli studi condotti in tutto il mondo sul Covid 19. La loro ricerca è stata pubblicata sulle riviste internazionali European Journal of Internal Medicine e Hypertension. E' concentrata sul "perché il coronavirus è più pericoloso in certi individui e meno in altri, o perché alcuni si ammalano o muoiono più facilmente ed altri di meno", come sottolinea il dottor Paolo Verdecchia, presidente della Fondazione umbra cuore e ipertensione, coautore degli studi con il direttore della struttura complessa di cardiologia, dottor Claudio Cavallini. Nello studio, la cardiologia perugina - è detto in un comunicato dell'Azienda ospedaliera - ha ricevuto piena collaborazione anche dai colleghi dell'Università Insubria di Varese e della Fondazione Maugeri di Pavia. "Abbiamo messo a disposizione della comunità scientifica internazionale - ha spiegato Verdecchia - l'esperienza accumulata in tanti anni di attività sul 'sistema 'renina-angiotensina'. Si tratta di una catena di montaggio biologica presente nelle cellule che produce sostanze importanti per la sopravvivenza. Il coronavirus entra nelle cellule del nostro organismo attraverso particolari porte di ingresso ('recettori') che fanno parte del 'sistema renina-angiotensina'; entrando nell'organismo, il virus tende ad annullare questi recettori, che, di conseguenza riducono le loro funzioni, e da qui sfociano in polmoniti e trombosi diffuse".
    "Le nostre analisi sono frutto di una lunga attività assistenziale al letto del paziente - sottolinea il dottor Cavallini - e ci permettono di capire perché alcune terapie per le infezioni da coronavirus si stanno concentrando proprio su aspetti di natura cardiovascolare. Nello studio che abbiamo presentato, viene ipotizzato come nuove molecole possono riaccendere quella luce che il virus ha spento e mi riferisco al cosiddetto 'ACE2 ricombinante', all'angiotensina1-7 esogena ed agli inibitori del sistema renina-angiotensina". (ANSA).
   

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